Inghilterra giovane e confusa Si affida al genio della fisica

Hodgson porta solo 6 reduci del Sud Africa ma è incerto sul modulo. Lo scienziato Hawking gli consiglia i 3 attaccanti. La grana Rooney

Londra Dal grigiore del maggio inglese agli acquazzoni di Miami. Continua a piovere sui Tre Leoni, atterrati domenica sera in Florida per la terza tappa d'avvicinamento al mondiale. L'ultima amichevole europea contro il Perù, vinta venerdì sera tra gli sbadigli di Wembley, non ha fornito risposte esaustive. Al contrario. I dubbi restano, e sono persistenti. Nonostante gli sforzi tranquillizzanti del ct Roy Hodgson che quando non si dice «molto felice» della preparazione in corso, ne è semplicemente «deliziato». Un'ottimismo ostentato quanto isolato.

Perché questa Inghilterra è ancora alle prese con numerosi interrogativi. Chi affiancare a Gerrard sulla mediana? A chi affidare la corsia di sinistra? Ma soprattutto, puntare ancora su Rooney? Un rompicapo che neppure il cubo di Rubik. Wazza ha un pessimo karma con la Coppa del Mondo: due partecipazioni e altrettanti flop. Zero gol e un cartellino rosso. Reduce da un infortunio ai flessori si è autoimposto un pre-ritiro individuale in Portogallo per accelerare il recupero. Ma la prestazione di Wembley è risultata «incolore», nei giudizi più teneri della stampa. Non solo. La sua presenza in campo rischia di oscurare Sturridge, l'uomo-gol del momento.

Giovane, rinnovata, inedita. Così si presenta l'Inghilterra di Hodgson. Che intruppa solo 6 reduci dal mondiale in Sudafrica. E schiera appena quattro (potenziali) titolari con almeno 25 presenze in campo internazionale. Una nazionale di rottamazione, che ha scardinato le gerarchie, scommettendo sul rinnovamento. Finora annunciato più che ammirato. Le risposte fornite, quando non “ovvie”, risultano “confuse”. Sarà una squadra di manovra, o di ripartenze? Ancora da decidere persino il modulo tattico, con Hodgson incerto tra l'ormai consueto (e collaudato) 4-2-3-1, o un più prudente 4-3-3, così da garantirsi un uomo in più a centrocampo. Soluzione, quest'ultima, fortemente caldeggiata dallo scienziato Stephen Hawking che ha calcolato un aumento di possibilità di vittoria con i tre attaccanti. Certo, è più facile svelare i misteri del Big Bang che risolvere uno degli enigmi più oscuri: l'impossibilità inglese a tornare alla vittoria mondiale dopo l'exploit del 1966. La stampa attacca, il tifo tentenna. Così per rinsaldare le fila, Hodgson invita i suoi giocatori a cantare durante l'esecuzione dell'inno. God Save The Queen, siamo pur sempre l'Inghilterra. Domani nuova amichevole, contro l'Ecuador. Spazio alle seconde linee, ma ordine perentorio di sigillare la difesa: le tre palle-gol concesse al Perù hanno fatto scattare l'allarme. «Cosa succederà quando affronteremo gli imprevedibili Suarez e Balotelli?». Tormenti anche sulla difesa.

Ecco perché, nonostante l'Italia si sia svelata proprio sotto gli occhi di Hodgson a Craven Cottage, il più tranquillo resta Prandelli. Convincimento unanime sull'isola. Perché l'Inghilterra «deve ancora decollare». Ma sul serio, non a bordo di un Boeing 747.

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