Provate voi ad essere il fratello minore del campione più campione del motomondo e decidere un giorno di fare il motociclista. Provate voi a farvi largo mentre nella testa mille vocine vi dicono di lasciar stare, di lasciar perdere che nella migliore delle ipotesi farete qualcosa ma quel qualcosa sembrerà sempre niente se paragonato a Valentino Rossi. Vostro fratello.
Luca Marini, ci siamo: prima stagione in Moto2, team Forward Racing Kalex, roba forte.
Per fare il motociclista ci vuole fegato. Per farlo da fratello del Vale nazionale ce ne vuole doppio, triplo, esponenziale.«È vero, però mi piace tantissimo andare in moto e mi piace troppo la velocità. Lo so, vivere così da vicino una figura come Vale fa impressione. Forse è il più grande sportivo italiano di sempre... magari non solo italiano».
ùQuindi che si fa?
«Si fa che basta non pensarci e passa la paura».
Quando ti sei detto, ok faccio il motociclista?
«Quando ho smesso di giocare a calcio. Avevo 11 anni. Dissi al mio babbo che non volevo più tirare calci al pallone ma correre in moto. È stato un passo decisivo, importante. Mi è anche un po' dispiaciuto perché col pallone me la cavavo abbastanza bene. Però le moto sono davvero la mia grande passione».
Quindi non eri negato per il calcio come tuo fratello?
«No, no... E poi neanche Vale è negato. Si pensa che sia così, ma guarda che sfodera delle perle quando giochiamo a calcio e calciotto, ha pure un sinistro velenoso e tira molto forte da lontano».
Siamo sicuri che sei obiettivo?
«Sì, sì... però sui fondamentali ha ancora da lavorare».
La reazione di mamma Stefania quando le hai detto che pure tu...
«Mamma mi dice sempre che non se lo aspettava che diventassi pilota. Però se stai a vedere, con un esempio così in famiglia come avrei potuto non correre... Mi sa che Vale mi ha leggermente influenzato».
Leggermente?
«Però non faccio il pilota solo per lui, lo faccio esclusivamente per me. Mi piace troppo».
Certo che con Vale che proprio non ci pensa a smettere, se poi tu dovessi rivelarti troppo bravo e bruciare le tappe e approdare subito in MotoGp...
«Sì, sì, ed è il mio sogno. Un sogno tutto mio da fratello, anche se credo che poter lottare col più grande sia il sogno di tanti altri piloti. Però sarà dura: serve che io vada subito davvero tanto forte e vinca presto il mondiale o che Vale continui ancora molto a lungo. In fondo lo spero, ci fa sempre divertire».
Il tuo primo ricordo di Vale come fratello normale, e quello da fratello campionissimo?
«Ero piccolino, eravamo in salotto, seduti sul divano a giocare quando a un certo punto ho realizzato di avere un fratello. Era lì, accanto a me, ci divertivamo. Sono ricordi annebbiati, ma credo stessimo giocando con la playstation a un videogame... forse di motocross. E forse lo stavo pure battendo. Però su questo non vorrei sbilanciarmi troppo, si sa mai...» (ride). «Invece ho scoperto piuttosto tardi che lui era un idolo dei tifosi, un grandissimo. È stato bello così: ho avuto la fortuna di poter conoscere e godermi a lungo un fratello come tutti gli altri, senza pensare a Valentino Rossi il pluri campione del mondo. È stato importante, così ho imparato ad apprezzarlo pienamente sia come fratello che come campione».
Ora che sei nel motomondiale l'importanza di Valentino ti mette soggezione?
«No, sotto questo aspetto non sento pesi e non provo la soggezione che si deve al campione. È mio fratello. Piuttosto è una figura che mi sprona e stimola a migliorare sempre. Lui è un grandissimo lavoratore e vedere la sua dedizione è un esempio importantissimo. Non provo soggezione, bensì trovo in lui ispirazione».
Ti dà consigli o ti ha detto meglio tu faccia la tua strada da solo, senza interferenze?
«No, mi aiuta, eccome.
Nelle moto e nella vita. È mio fratello. Alla Academy (la VR46 Riders Academy fucina di giovani talenti) aiuta me e tutti i ragazzi. Però sento che verso di me ha sempre un occhio di riguardo. Ci tiene a me, e me lo fa capire ogni giorno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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