Juve, falso in bilancio. Perquisizioni a tappeto e nuove accuse dai pm

Faro della Procura sugli stipendi "differiti" durante la prima ondata della pandemia

Juve, falso in bilancio. Perquisizioni a tappeto e nuove accuse dai pm

Il pool di magistrati torinesi che da novembre indagano sulle presunte plusvalenze della Juventus rilanciano le accuse. E ieri, su input delle toghe, le fiamme gialle del capoluogo piemontese hanno eseguito una serie di perquisizioni, oltre che a Torino anche a Milano e a Roma. Obiettivo della procura torinese, trovare le scritture private che sarebbero state sottoscritte tra il club bianconero e i suoi calciatori, relative agli stipendi a cui i tesserati avrebbero rinunciato per un accordo all'inizio della pandemia. I pubblici ministeri si sarebbero imbattuti nella «prassi» di custodire alcuni documenti riservati fuori dalla sede per poi procedere alla loro «distruzione» una volta esaurito il loro scopo di «garanzia». Già nei mesi scorsi si era parlato di una scrittura privata legata al contratto tra Cristiano Ronaldo e la Signora.

Nel mirino ancora i vertici della Juve, con l'accusa che rimane quella ipotizzata quattro mesi fa, ossia falso in bilancio, contestata agli indagati: tra gli altri il presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved e l'ex dirigente, ora ds del Tottenham Hotspurs, Fabio Paratici. Ora, però, i pm torinesi avrebbero deciso di fare chiarezza su quelle scritture private che secondo il teorema della procura nasconderebbero anch'esse la volontà di abbellire il bilancio del club bianconero. Come noto i calciatori avrebbero rinunciato a quattro mensilità di stipendio - la notizia arrivò a marzo 2020 - da marzo a giugno di quell'anno, il tutto per assicurare alla Juventus, come spiegava la nota della società diramata nell'occasione, effetti economici e finanziari positivi per circa 90 milioni di euro sull'esercizio 2019/2020, in un frangente difficile come quello imposto dal Coronavirus.

Ma, sostengono ora le toghe torinesi, in realtà non si sarebbe trattato di una reale rinuncia a quei quattro mesi di emolumenti, bensì di un differimento nel pagamento, che sarebbe poi avvenuto a fine stagione per almeno tre di quelle mensilità. Traccia di questo, per la procura, sarebbe celata appunto in quelle scritture private, mentre la Juventus avrebbe goduto dell'effetto della riduzione stipendi in bilancio, omettendo sostengono i magistrati di iscrivere contestualmente nel documento contabile la posizione debitoria per quanto poi pagato ai tesserati. Quelle scritture private la procura le aveva cercate invano, a quanto pare nelle precedenti perquisizioni avvenute nelle sedi bianconere. E così ieri la Guardia di finanza è andata a cercarle, come ha rivelato il quotidiano La Stampa, che ha dato notizia delle nuove perquisizioni, in diversi e rinomati studi legali a Torino, Roma e Milano, dove copie di quelle scritture private con i tesserati bianconeri sarebbero state depositate.

Nuovi guai per la Juve, insomma, nonostante a inizio mese il presidente Agnelli, intervenendo a Londra al FT Business of Football Summit, avesse

ostentato tranquillità sull'inchiesta in corso: Plusvalenze?, aveva spiegato, la nostra posizione è che non è stato commesso nessun illecito. I nostri bilanci sono certificati sia internamente che esternamente. Siamo fiduciosi.

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