Sharon Verzeni, i pm cercano un "ignoto" in bici. Il papà: "Volevo portare mia figlia all'altare"

La persona ripresa dalle telecamere non è tra gli identificati

Sharon Verzeni, i pm cercano un "ignoto" in bici. Il papà: "Volevo portare mia figlia all'altare"
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«Spero prendano il colpevole: non per vendetta, ma perché non faccia del male a qualcun altro». Bruno Verzeni, il padre di Sharon, vive un incubo da 20 giorni. Da quella mattina del 30 luglio, quando la figlia 33enne è morta su un letto d'ospedale a seguito delle profonde coltellate inferte la notte prima da un killer ancora ignoto. Intervistato da Repubblica, il 69enne ripete di non riuscire ad immaginarsi perché qualcuno abbia ucciso sua figlia eppure continua a sperare che si identifichi l'assassino.

«Non riesco a darmi una spiegazione, nessuno poteva avercela con lei, non ha mai fatto male a una mosca. Sharon era una ragazza semplice, solare. Aspettavo il momento di accompagnarla all'altare, si sarebbe sposata l'anno prossimo. Ma quel momento non arriverà mai», ha detto l'uomo come in un flusso di coscienza a voce alta. Mentre nella fetta di Bergamasca che coinvolge Terno d'Isola, Bottanuco e i paesi vicini non si parla d'altro da quasi un mese, Bruno in lacrime ricorda l'ultima volta in cui ha visto la figlia: «Due o tre giorni prima che io e mia moglie partissimo per le vacanze a Cagliari. Eravamo molto uniti, avevamo appena festeggiato il suo compleanno a casa sua, il 6 luglio. Anche lei e Sergio dovrebbero essere in ferie adesso, il 16 agosto dovevano partire per la Grecia».

Nessuno poteva immaginare che l'estate venisse rotta da un caso atroce e inspiegabile. Ed è qui che i carabinieri stanno concentrando le indagini a tappeto da settimane. La speranza per trovare l'assassino sembra ora legata alle tracce genetiche: ecco perché alcune decine di persone sono state convocate in caserma per prelevare il loro Dna. «Sono contento se lo trovano ha detto il signor Verzeni -. Non solo perché sia fatta giustizia, per il massimo della pena». Nessuna pista ha finora portato ai risultati sperati: né dai vicini, né dai conoscenti, né dal lavoro o dalla vita privata. Resta la possibilità dell'aggressione da parte di uno squilibrato, ma non sembra convincere nessuno. Intanto nei prossimi giorni sarà sentito per la terza volta il compagno della vittima, Sergio Ruocco. Il 37enne, idraulico dalla vita irreprensibile e con un alibi confermato da alcune telecamere della zona, non è indagato: la notte del delitto era nella loro casa di Terno d'Isola e non è mai uscito. Gli inquirenti lo avevano già sentito quella notte e poi la settimana scorsa per cinque ore. Il nuovo interrogatorio pare rientrare nel programma delle indagini, che coinvolgerà anche altri residenti della zona. Nel frattempo è spuntata una persona non identificata che la notte dell'omicidio si aggirava in bicicletta in quella zona.

Le telecamere di Terno hanno inquadrato l'ignoto e ora i carabinieri lo stanno cercando.

Non perché si sospetti possa essere il killer, ma perché potrebbe fornire elementi utili alle indagini, qualora avesse visto qualcosa. «Spero che trovino qualcuno, se esiste, che abbia il coraggio di dire quello che ha visto», ha aggiunto Bruno Verzeni tenendo accesa la fiammella della fiducia per trovare l'assassino di sua figlia.

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