Quasi tre ore di udienza e sette di camera di consiglio per penalizzare nuovamente la Juventus e farla scivolare fuori dalle prime quattro della classifica di serie A. Il terzo verdetto sul caso plusvalenze della Corte d'appello Figc è un -10 per il club, una sentenza che arriva a Borsa chiusa (il titolo perde lo 0,55 per cento dopo essere sotto anche del 4), prima del fischio d'inizio della gara di Empoli persa in maniera netta dai bianconeri e a pochi minuti dalla fine di Roma-Salernitana, con i giallorossi frenati in casa sul pari. Graduatoria riscritta a 180 minuti dalla fine del campionato, situazione emblematica di un processo fatto di penalizzazioni, punti restituiti, nuove punizioni e incertezza massima.
In attesa delle motivazioni per capire i motivi dello «sconto» di pena rispetto al secondo processo (serviranno 10-15 giorni prima che siano rese note), è arrivata la rimodulazione della sentenza richiesta alla Corte, riunita con nuovi giudici, dal Collegio di Garanzia presso il Coni. Non era stata messa in discussione l'architrave dell'accusa, ovvero la mancata lealtà e correttezza previste nell'articolo 4 del Codice di giustizia sportiva, tanto che i dirigenti apicali del club (da Andrea Agnelli a Fabio Paratici) erano stati tutti inibiti in maniera defintiva. I cinque punti in meno rispetto alla sentenza di gennaio dovrebbero quindi essere giustificabili - lo spiegheranno le motivazioni - con il proscioglimento dei sette ex dirigenti e componenti del Cda senza potere di firma, tra cui il vicpresidente Nedved e il presidente del museo Juve Paolo Garimberti. Proprio il loro apporto al «sistema» (così lo aveva definito la Cassazione dello sport) andava quantificato e motivato. Il procuratore federale Chinè aveva chiesto ieri otto mesi di inibizione (4 in meno rispetto a gennaio), si è arrivati alla loro assoluzione.
Chinè, nella sua requisitoria di circa 60 minuti, voleva per la Juve 11 punti di penalizzazione guardando alla classifica prima degli anticipi di ieri e cercando un'afflittività tale da poter precludere la partecipazione della Juve alle prossime coppe europee. La Corte d'appello ha invece deciso per un punto in meno. Il tema dell'afflittività è stato al centro dell'intervento dei legali della Juventus Bellacosa, Sangiorgio e Tortorella: secondo loro non doveva essere necessariamente collegata alla perdita della Champions, come al momento si profila dopo il ko di Empoli.
«C'è grande amarezza del club e di milioni di tifosi per quanto statuito dal quinto grado di giudizio in questa vicenda, iniziata più di un anno fa - si legge nel comunicato della società -. Le sanzioni non sembrano tenere conto del principio di proporzionalità. Pur non ignorando le esigenze di celerità, alle quali la Juventus non si è mai sottratta nel corso del procedimento, si sottolinea che si tratta di fatti che debbono ancora essere giudicati dal giudice naturale. La Juve si riserva di leggere le motivazioni per valutare un eventuale ricorso al Collegio di Garanzia». Ricorso che rischia di essere rigettato. Tutto ciò con uno Juventus-Milan all'orizzonte (si giocherà il 28) che tiene vive le speranze europee dei bianconeri, al momento settimi e in zona Conference League.
Ogni scenario resta aperto, poi la parola passerà alla Uefa, che aspetta le decisioni italiane, e al nuovo processo sportivo su manovra
stipendi, rapporti con gli agenti e partnership, la cui prima udienza è stata fissata al 15 giugno. Un altro mese che si annuncia caldo per il club, dato che le intenzioni sono quelle di chiudere entro la fine della stagione.
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