Risoul - Il calvario di Kruijswijk, il Rosario di Nibali. Succede di tutto in un Giro nel quale sembrava ormai che non potesse succedere più nulla. L'olandese volante sbaglia una curva lungo la discesa del Colle dell'Agnello e vola nella neve: da quel momento in poi è un calvario. L'estro è tutto del nostro Vincenzo Nibali, che ci fa vivere una delle giornate più belle della sua carriera, e ribalta un Giro come solo lui era in grado di fare.
Dita al cielo, e dedica per il piccolo Rosario Costa, il ragazzino di 14 anni morto una decina di giorni fa, che correva con la squadra giovanile voluta proprio dal campione d'Italia, e che per Vincenzo era come un figlioccio. Nibali taglia il traguardo, scende di sella e si accascia sfinito sul manubrio della sua bicicletta, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio e irrefrenabile. «Scusatemi - dice asciugandosi gli occhi -, non è facile spiegare quello che ho passato in questi giorni. La dedica è sicuramente a Rosario, ma penso che anche tutta la squadra ha fatto una corsa eccezionale».
Nibali fa una corsa alla Nibali. Ce ne sono pochi al mondo di corridori in grado di poter fare cose eccezionali anche quando la condizione è così così. Con la sua azione ribalta completamente la classifica e ora si ricandida per un successo finale che pareva ormai impossibile. «Tutto riaperto? Voglio restare con i piedi per terra - dice il campione d'Italia -, domani (oggi per chi legge, ndr) sarà un'altra frazione difficile, da battaglia e Kruijswijk e Valverde sono lì vicino. Questa mattina (ieri, ndr) siamo partiti con la volontà di fare qualcosa di bello. Puntavamo almeno alla vittoria di tappa con una fuga di Fuglsang o di Scarponi, il mio obiettivo era di rimanere lì e giocare le mie carte in seconda battuta. Scollinando dall'Agnello stavo bene e ho preso la discesa veloce con Chaves e Kruijswijk. Poi Kruijswijk ha sbagliato e abbiamo cambiato le strategie».
Diciamolo subito, senza tanti giri di parole: se double k non fosse caduto scendendo giù dal Colle dell'Agnello, questo Giro non l'avrebbe mai perso. Anche ieri fino al momento in cui è scivolato in una curva finendo nella neve dava l'impressione di stare davvero bene. Magari vincerà lo stesso, ma visti gli acciacchi, per lui non sarà facile. La sua sconfitta sta tutta in quella caduta. Però è altrettanto giusto dire che la caduta è stato un suo grave errore. Ha sbagliato. In questo Giro ha sbagliato Vincenzo al quale è caduta per due volte la catena, sbaglia anche la maglia rosa. Va sinceramente applaudito per la tenacia. Per non essersi perso d'animo. Ha lottato fino in fondo come un gladiatore, nonostante le molte botte e le tante escoriazioni che gli hanno disegnato il corpo.
E di Nibali cosa possiamo dire? È stato eccezionale, diciamo pure stratosferico. Nibali è un agonista nato, uno che è meglio mandarlo a casa, perché è duro a morire: ha davvero sette vite come i gatti. Se rimane in corsa, stai pur certo che qualcosa alla fine s'inventa. Nel suo Giro più difficile e tormentato, tira fuori dal suo cilindro che poi è il cuore una prestazione di altissimo livello che lascia a bocca aperta e merita una standig-ovation.
Oggi la resa dei conti: 134 km che separano Guillestre da Sant'Anna di Vinadio.
Si scalano in rapida successione Vars, Bonette e Lombarda prima dell'ultimo arrivo in salita. Quello che incoronerà il re del Giro. Nibali dice di voler tenere i piedi per terra. Noi lo vorremmo veder volare. Ma siamo già contenti così.
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