Piangono papà e mamma Chaves. Piangono di delusione, non di rabbia. Poi, l'abbraccio con Vincenzo. «Bravo, sei stato bravo», gli dicono. Vincenzo li guarda con occhi dolci e un sorriso sognante. «Anche Esteban è stato molto forte, il vostro ragazzo farà strada».
In due giorni Vincenzo Nibali ha ribaltato tutto. Quando sembrava tutto finito, ha ritrovato il filo rosa di un discorso che sembrava definitivamente chiuso sull'Alpe di Siusi. «Impressionante! È stata una giornata spettacolare. Abbiamo fatto un gioco di squadra eccezionale, senza Jackob (Fuglsang, ndr) e Scarponi probabilmente non ce l'avrei fatta - dice raggiante lo Squalo -. Non ci credevo nemmeno io. Stamattina quando sono partito non avevo né paura di perdere né di vincere: dopo la tappa di Risoul ho capito che stavo bene, addirittura meglio di tutti in alta quota».
Vincenzo ha voglia di parlare, di raccontarsi. «Sul Colle della Lombarda mi sono giocato tutto. È lì che mi sono reso conto che stavo molto bene e a quel punto ho detto a Michele (Scarponi, ndr) di accelerare. Ho scelto di partire intorno ai 1900 metri di altitudine, e dopo poco ho trovato Kangert (altro compagno di squadra, ndr) che mi è stato molto di aiuto e poi sono andato a tutta fino alla fine. È stata una giornata davvero piena di emozioni».
Il siciliano è frastornato, non ha ancora metabolizzato quella che va considerata un'impresa. «Questi ultimi due giorni sono stati importanti. È stato un Giro logorante. Sono partito da favorito e sapevo che non avevo scelta: se vincevo facevo qualcosa di ordinario, se perdevo sarebbe stato un dramma. Poi una volta perso tutto, mi sono liberato. La testa è diventata leggera. Anche in gruppo molti amici mi venivano a dire: Vincenzo, credici. Lassù, oltre i duemila sei il più forte: stai pedalando meglio di tutti. Credici. Così, non mi sono perso d'animo. Mi sono messo lì e ho cominciato a pensare positivo e come va, va.
Ora sono felice e in pace con me stesso. Ora mi voglio godere questa vittoria: la più sofferta e bella di tutte. Sì è proprio vero, rivincere è proprio più difficile di vincere. E io questo Giro l'ho perso in tre giorni, ma l'ho rivinto in due».
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