L'asse Fifa-Qatar salva cento afghani

Evacuate dal Paese sotto il regime talebano "anche delle calciatrici..."

L'asse Fifa-Qatar salva cento afghani

Quando non ci sono di mezzo interessi economici, la FIFA si ricorda ancora come essere un organismo capace di fare la differenza e non solo dal punto di vista sportivo. Ce lo conferma l'operazione che ha messo a segno in cooperazione con lo stato del Qatar, attraverso la quale è riuscita a evacuare dall'Afghanistan circa cento membri della famiglia calcistica locale, comprese anche delle giocatrici. Una vera e propria missione di salvataggio, su cui la FIFA e il Qatar stavano lavorando assieme da agosto. «Ringraziamo il governo qatariota per il sostegno e per aver garantito il passaggio sicuro di queste persone ritenute a maggior rischio su un volo charter Qatar Airways da Kabul a Doha - si legge in una nota - Continueremo a lavorare a stretto contatto per l'evacuazione di altri sportivi in futuro».

Come annunciato dal viceministro degli Esteri del Qatar Lolwah Alkhater, nel volo effettuato lo scorso giovedì c'erano in totale 357 passeggeri, tra cui figuravano diverse calciatrici afgane in fuga da un luogo in cui non gli sarebbe stato più permesso fare ciò che amano, come del resto succedeva già durante il primo regime talebano in carica fino al 2001. Per il Qatar si tratta dell'ottava missione di soccorso e la più grande in termine numerici da quando i talebani hanno riconquistato il controllo dell'Afghanistan ad agosto in seguito all'addio delle truppe statunitensi. Due mesi di terrore, in cui molte giocatrici sono state costrette a nascondersi o a fuggire con mezzi di fortuna, soprattutto in Pakistan. Le più fortunate, invece, sono riuscite a ottenere un visto per la Gran Bretagna o per altri Paesi europei, mentre in Italia sono state accolte le ragazze dell'Herat Football Club, ospitate anche a Coverciano.

La situazione in Afghanistan rimane comunque drammatica, per questo la speranza è che questa sia solo la prima di una lunga serie di operazioni della FIFA finalizzate a portare in salvo tutti coloro che sono privati della propria libertà, a tal punto da non poter nemmeno più tirare un calcio a un pallone. La FIFA, però, non è l'unico organo sportivo internazionale che si sta muovendo su questo fronte.

Nei giorni scorsi, infatti, anche l'UCI (l'Unione ciclistica internazionale) è riuscita a portare in salvo 165 persone dall'Afghanistan, comprese alcune cicliste, grazie a una missione collettiva a cui hanno partecipato l'Israel Start-Up Nation, l'ONG IsraAID e anche vari governi, la Confederazione Ciclistica Asiatica (ACC) e la stessa FIFA. Tra i rifugiati, trentotto sono stati sistemati in Svizzera, mentre gli altri sono andati in Canada, Francia, Israele e Stati Uniti.

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