Un'ora e mezza. Tanto è durato ieri il confronto fra Ivo Pulcini, responsabile del settore sanitario della Lazio, il dottor Rodia, coordinatore dello staff medico biancoceleste, l'avvocato del club capitolino Gianmichele Gentile e la Procura federale, circa il caos tamponi esploso a Formello. L'audizione, tenuta da due sostituti procuratori con il direttore della Procura Giuseppe Chinè collegato, è cominciata alle 16.30, ed è terminata poco dopo le 18, con i laziali che hanno provato a spiegare la propria posizione circa il sospetto di violazione del protocollo Figc. Il club biancoceleste non avrebbe comunicato per iscritto alla Asl le positività di Immobile, Strakosha e Leiva (che si sono presentati a Formello) prima delle gare di Champions con lo Zenit (il protocollo sarebbe stato violato con tanto di allenamento dei positivi, che poi non sono partiti per la Russia) e di campionato con la Juventus (con i tre positivi che hanno lasciato il centro sportivo prima della seduta). «Siamo tranquilli, abbiamo chiarito molte cose, diverse procedure e prodotto documenti», ha dichiarato il legale della Lazio Gentile.
La Procura di Avellino, intanto, ha disposto il sequestro anche per i sette reperti RNA virali sui tamponi già sequestrati, eseguiti sui tre calciatori e su quattro membri dello staff della Lazio e riprocessati dal laboratorio Merigen di Napoli.
A tale centro si era rivolta la Futura Diagnostica, il laboratorio di Avellino al quale in questi mesi si è appoggiata la Lazio, per avere una perizia sui controversi test effettuati il 6 novembre scorso alla vigilia della gara tra Lazio e Juventus: si cerca chiarezza in particolare per quel che riguarda i tamponi, stranamente risultati negativi ad Avellino, ma positivi al Biocampus di Roma. La Procura vuole verificare la correttezza del percorso fatto dai tamponi e dai reagenti utilizzati per gli stessi.
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