Ci sono diverse strade per guadagnare il ruolo di leader in una squadra di calcio. Quella più nota e gloriosa, dai tempi del Milan berlusconiano, fu la strada del silenzio-esempio, incarnata mirabilmente dall'attuale vice-presidente onorario Franco Baresi. Lo confermò negli anni successivi Paolo Maldini che ne raccolse l'eredità. «Baresi non ha mai avuto bisogno di alzare la voce nello spogliatoio, si esprimeva attraverso il proprio comportamento». E come se due esponenti di quest'ultimo Milan avessero studiato a memoria la storia e quel precedente famoso. Sono entrambi stranieri. Uno, chiamato capitan America, è Christian Pulisic, 26 anni, veste la maglia della nazionale a stelle e strisce ed è diventato il pupillo di Gerry Cardinale non tanto per le comuni radici Usa quanto invece per il gran numero di gol e di assist collezionato dall'ex stellina del Chelsea. L'altro è un francese di identica personalità: Youssouf Fofana, 25 anni, ultimo ad arrivare dal Monaco durante il mercato estivo, è diventato il bullone di acciaio del centrocampo rossonero. Nessuno dei due è ancora padrone della lingua italiana, sono invece entrambi padroni del proprio ruolo di protagonista all'interno del nuovo Milan costruito come un puzzle da Paulo Fonseca, una tessera per volta, smontando e rimontando a seconda della bisogna e della necessità.
Prendiamo l'ultimo Pulisic di Milan-Udinese. Serve l'assist per il gol decisivo di Chekwueze, poi ridotti in 10 i suoi per l'espulsione di Reijnders, si mette ai remi e comincia a lavorare sodo cambiando due-tre ruoli nel giro di 70 minuti: prima centrocampista aggiunto, poi esterno sinistro nel 4-4-1 e infine unico attaccante per l'infortunio toccato ad Abraham. Generoso il contributo fornito al sodale Terracciano in difficoltà da sostituto di Theo Hernandez squalificato. Per Fofana adesso anche i paragoni impegnativi si sprecano. L'ultimo, coniato sabato notte, lo raffigura come erede naturale di Frank Kessie che in verità ha avuto altre caratteristiche. Fofana è diventato lo scudo protettivo di una difesa spesso infilata dal lato destro. La sua esultanza dopo il provvedimento dell'arbitro Chiffi che ha cancellato l'1 a 1 di Kabasele per fuorigioco, è diventata virale e ha colpito l'immaginazione dei tifosi rossoneri. Di questi tempi il Milan ha proprio bisogno di due leader così silenziosi e operativi. Perché gli altri, eletti nella stagione dello scudetto, Theo e o Leao per capirci al volo, discussi per motivi diversi, sono finiti fuori dai radar, probabilmente anche per una sorta di mancata sintonia con il tecnico portoghese. Da Pulisic e Fofana mai un gesto fuori ordinanza, mai un comportamento da censurare, mai una parola fuori posto.
E il loro rendimento, salito di cifra tecnica (per l'americano) e di contributo tattico (per il francese), è sempre sopra la piena sufficienza.Di qui l'elezione pubblica testimoniata dalle pagelle di giornali e siti e dall'affetto dei tifosi.
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