Per lui riavvolgere il nastro dei ricordi, belli o brutti che siano, è sempre piacevole. Perché Leonardo Bonucci di notti come quella di domani ne ha vissute tante, tra finali con la Nazionale, con la Juventus e con il Milan. Diciassette, per l'esattezza, con nove vittorie tutte conquistate a livello nazionale (4 Coppe Italia e 5 Supercoppe). E ora, dopo aver chiuso il cerchio con la Spagna - memore delle finali perse in Champions contro Barcellona e Real Madrid - calciando con freddezza e tecnica il rigore che ha contribuito alla vittoria nella lotteria finale, c'è da chiudere quello del 2012. L'unica giocata con gli azzurri, a Kiev e sempre con le Furie Rosse. A 34 anni potrebbe essere una delle ultime occasioni per alzare un trofeo. «Sto vivendo questo momento con serenità e cerco di trasmetterla agli altri», così il vice-capitano azzurro che con Chiellini rappresenta l'ala dei senatori del gruppo. Non a caso, anche la stampa inglese continua a dedicargli articoli e ieri nella conferenza stampa a Coverciano, ben 4 giornalisti anglosassoni hanno voluto rivolgergli delle domande. Soprattutto sul duello atteso tra lui, Chiellini ed Harry Kane.
Dopo la mancata qualificazione al Mondiale «non pensavo di essere già qui oggi, tre anni fa una finale dell'Europeo sembrava un'utopia ma non ho pensato neanche un giorno che la risalita fosse difficile - ha detto ancora Bonucci -. Quando è arrivato mister Mancini sin dal primo giorno ci ha spinti, dato fiducia e detto di credere in noi stessi. Lì si è sentita subito da parte di tutti la voglia di ripartire. Quello che ci ha aiutato è stato l'anno di esperienza per tutti quanti, e l'entusiasmo. Wembley non ci spaventa, faremo di tutto per essere all'altezza, abbiamo voglia di fare qualcosa di storico. Vincere gli Europei sarebbe un pieno di fiducia per la Nazione».
La ferita di nove anni fa è ancora aperta, vive sono ancora le immagini di un Bonucci in lacrime come molti azzurri. La Spagna chiuse il ciclo magico che durava dal 2008 e travolse un'Italia esausta ridotta pure in dieci dall'infortunio di Thiago Motta, dopo un torneo esaltante ma che nelle gambe aveva la maratona vincente con l'Inghiterra nei quarti (un precedente beneaugurante per domani) e la semifinale con la Germania. Quel 4-0 che maturò nello stadio Olimpico di Kiev fu la conseguenza di una Nazionale di Prandelli arrivata all'atto conclusivo svuotata di energie. «Stavolta zero alibi, pensiamo solo a giocare. Non c'è stanchezza, il passato ci ha insegnato molto, abbiamo avuto molto tempo per recuperare, daremo tutto per vincere», così Bonucci, definito «orgoglio etrusco» dai suoi concittadini di Viterbo. Tra i quali c'è il fratello Riccardo che segue sempre dei riti scaramantici quando deve seguirlo davanti alla tv: stesso posto, stessa casa e stesso divano con la voce che, dopo la sfida, se ne va.
E a proposito di riti, anche Leonardo ne ha alcuni prima di ogni gara: «Guardo sempre una serie tv, telefono a mio fratello, ai miei amici più cari e a mia moglie».
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