L'ultimo volo di Mazurkiewicz. Jashin lo scelse come suo erede

Morto in Uruguay a 67 anni. Fu il miglior portiere di Messico '70. Giocò tre Mondiali da protagonista

L'ultimo volo di Mazurkiewicz. Jashin lo scelse come suo erede

La sua immagine più famosa è legata a una prodezza di Pelè nella semifinale del mondiale messicano, quando O Rei lo dribbla in uscita facendogli passare la palla sulla destra e aggirandolo sulla sinistra, prima di calciare fuori. Ma l'incredibile magia di Pelè non rende giustizia a Ladislao Mazurkiewicz, uno dei più grandi portieri della storia, morto ieri a Montevideo a 67 anni per gravi complicazioni respiratorie. «Mazurka», o l'arquero negro come lo chiamavano in Sudamerica per la sua divisa completamente nera come usava all'epoca, è stato una leggenda del Peñarol, dell'Uruguay e del calcio mondiale, protagonista di tre mondiali, da Inghilterra '66 a Germania '74, ma soprattutto di quello messicano in cui la Celeste venne eliminata solo in semifinale dopo aver fatto soffrire il Brasile di Pelè, Jairzinho e Rivelino grazie anche alle parate di Mazurkiewicz.

In quell'edizione del mondiale l'uruguayano venne premiato come miglior portiere, ma anche nelle altre due occasioni fu sempre tra i migliori, terzo nel '74 dietro Maier e Tomaszewski e terzo nel '66 dietro due mostri sacri come Jashin e Banks. E fu proprio il ragno nero sovietico a dare il più grande tributo a Mazurkiewicz, quando alla fine della sua partita d'addio regalò i guanti all'uruguayano designandolo di fatto come suo erede a livello mondiale.

Fu quello probabilmente il più grande riconoscimento di una carriera comunque ricca di trofei, dai quattro campionati vinti col Peñarol, alla coppa Libertadores e all'Intercontinentale del '66 conquistata contro il Real Madrid, per finire alla coppa America del '67 vinta anche grazie alle sue parate in finale contro l'Argentina. Mazurkiewicz incrociò anche l'Italia nella prima fase di Messico '70, chiudendo la porta davanti a Riva e Boninsegna in una sfida che finì 0-0.
Ai mondiali del '66, invece, pare sia stato protagonista di una curiosa gaffe: lui ragazzino ventunenne, al momento del saluto ai reali prima di Inghilterra-Uruguay, si lasciò scappare un «lei sì che sembra dipinto» (modo di dire per finto, inutile) all'indirizzo del principe Filippo.

I compagni più anziani non ci volevano credere e temettero il peggio. Ma Mazurka si infilò i guanti e impose lo 0-0 anche ai futuri campioni del mondo nell'unica partita che Charlton e compagni non riuscirono a vincere.

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