Il manager di Evenepoel attacca il Giro al Sud "Sembra la Colombia"

Lefevere dopo la caduta di Remco per colpa di un cane: "Il randagismo è un problema"

Il manager di Evenepoel attacca il Giro al Sud "Sembra la Colombia"
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Napoli è tutto un tricolore, ed è tutta azzurra. Come il suo mare, come il cielo d'amare, come la squadra del cuore che il tricolore ha vinto per la terza volta nella sua storia ed è amata più del mare e più del cielo: più di tutto. È una Napoli in festa, che fa festa, anche per il Giro, che porta in giro per il mondo le bellezze di una città amata da Goethe e che per lei coniò «Siehe Neapel und stirb!», vedi Napoli e poi muori.

In verità molti hanno rischiato l'osso del collo l'altro giorno, prima di Napoli, prima di arrivare nella città del sole. Evenepoel, Roglic, Vendrame, Pozzovivo... la lista è stata lunghissima, come le garze medicali e i fili di sutura usati per rimettere in sella questi autentici eroi del pedale, che ieri mattina si sono rimessi in sella, con le costole incrinate, le spalle sublussate.

È un Giro che oggi riprende quota, si va su al Gran Sasso d'Italia, a Campo Imperatore, oltre i duemila metri. Dopo una giornata da cani (l'altro giorno), oggi è prevista quella per le aquile. «Remco sta bene, le botte dell'altro giorno sono state assorbite nel migliore dei modi ci spiega Patrick Lefevere, team manager del campione del mondo -: a Campo Imperatore incomincia il Giro».

In verità il manager belga, in un'intervista a Radio 1, si era lasciato andare a commenti poco lusinghieri sul nostro Paese, per l'annosa questione del randagismo nel sud Italia, autentico spauracchio per i corridori. «Questo è tipico del Sud, è sempre stato così, non c'è nulla di nuovo: mi sembrava di essere in Colombia». Dopo Francia e Spagna, ce le prendiamo anche dal Belgio.

La tappa se la prende invece un danese, Mads Pedersen, che a noi ci fa sempre restare lì, con il grido strozzato in gola. Fu lui a battere al mondiale nello Yorkshire 2019 il nostro Matteo Trentin. Ed è sempre lui a spegnere le ambizioni di successo di Alessandro De Marchi, partito all'attacco dopo 7 km di corsa e ripreso assieme al compagno di avventura Simon Clarke, quando mancavano 200 metri al traguardo. «Volevo provare a vincere, dovevo puntare alla vittoria ha spiegato il rosso di Buja -. Il dispiacere c'è perché la tappa poteva essere adatta alle fughe, noi ci abbiamo provato».

E da parte sua il vincitore di tappa aggiunge: «È stata una tappa durissima e alla fine non pensavo nemmeno di riuscire ad agguantare i

due fuggitivi che hanno fatto un gran numero - spiega Pedersen -. Felice per la vittoria? Di più, adesso ho completato la collezione: ho vinto almeno una tappa in tutti e tre i Grandi Giri. Non potevo pretendere di più».

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