Mancini e un'Italia tutta in salita

Da Balotelli a Donnarumma, quanti nodi da sciogliere per il neo ct della Nazionale

Mancini e un'Italia tutta in salita

Fatto il Ct, adesso bisogna fare la Nazionale. Sembra scontata e invece si tratta di un'impresa molto impegnativa cui è stato chiamato Roberto Mancini, 53 anni, carriera internazionale alle spalle, al debutto da selezionatore del club Italia reduce dalla storica mancata partecipazione al mondiale di Russia. Nella serata di venerdì il suo legale di fiducia, nonché attuale fidanzata, Silvia Fortini, ha concordato la rescissione del ricco contratto con lo Zenit di San Pietroburgo con scadenza giugno 2020 (6 milioni netti a stagione). Di fatto ha rinunciato a un milione dello stipendio attuale pur di presentarsi puntuale all'appuntamento con Fabbricini e Costacurta, il suo decisivo sponsor.

Il primo nodo da sciogliere è la composizione dello staff. Fin dai tempi della prima Inter di Moratti, Mancini ha sempre lavorato con un numero consistente di collaboratori, a San Pietroburgo ne aveva addirittura 5 (Gregucci e Salsano assistenti, Carminati e Scanavino preparatori, Battara allenatore dei portieri). Qui dovrà ridurre il numero del suo cerchio blu. Sicura la presenza, nei ranghi, di Andrea Pirlo. In cambio avrà al suo fianco un leale amico, Lele Oriali, col quale costruì un proficuo sodalizio ad Appiano Gentile.

Mancini ha avuto da sempre il tratto del selezionatore più che dell'allenatore tradizionale o del maestro di calcio alla Sarri. Ha scelto i suoi interpreti e non solo nel City, uno a uno, e su di loro ha imbastito il sistema di gioco come si fa con un vestito su misura. Il neo Ct è chiamato subito a scelte impegnative, alcune delle quali molto rischiose: su tutti il probabile recupero di Balotelli alla causa azzurra. Per un gol in meno l'Italia di Ventura è rimasta a casa, per ottenere un gol in più Mario avrà l'ultima occasione per passare dalla cronaca del costume a quella più autenticamente calcistica. L'altro nodo da sciogliere è la successione al regno di Buffon in porta dove viene segnalato un ballottaggio tra l'acerbo e discusso Donnarumma e l'affidabile Perin reduce da una stagione super. La missione principale sarà quella di far maturare talenti rimasti fin qui inespressi (Verratti), lanciare i profili più attraenti del nostro calcio (Chiesa, Romagnoli, Pellegrini, Barella), chiedendo a qualche stagionato esponente (Bonucci, De Rossi) di scortare la nuova generazione azzurra all'appuntamento del 2020.

Per rendere al massimo, come gli accadde da calciatore nel circolo famigliare della Samp, Mancini ha bisogno di sentirsi amato, protetto: partire con lo scudo di Costacurta e ritrovarsi poi con un

presidente che lo ha subito, gli procurerà qualche mal di testa. Debuttare nella neonata Nations League il 7 settembre (contro la Polonia) nella sua Bologna invece sarà un'emozione unica. È quasi il segno di un destino amico.

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