Mancini, l'altra vittoria: "All'estero non siamo più l'Italia del catenaccio"

Aumentano gli stranieri in A: "Ma gli italiani ci sono. E questa Nazionale ha ancora fame"

Mancini, l'altra vittoria: "All'estero non siamo più l'Italia del catenaccio"

Cinquanta giorni dopo Wembley, è già pronto per la missione mondiale. A Coverciano la foto di Roberto Mancini è ora al fianco di quelle di Vittorio Pozzo, Fulvio Valcareggi, Enzo Bearzot e Marcello Lippi. Ma è tempo di voltare pagina. «Perchè questa Nazionale ha fame, non ci sarà nessun effetto appagamento, questo gruppo non ha mai preso sottogamba nessuno: è stata la nostra forza». Così il Mancio riparte dalla truppa vincente dell'Europeo (a parte l'infortunato Spinazzola, che potrebbe essere in tribuna a Firenze giovedì per la prima gara del trittico di settembre contro la Bulgaria) e dai «ripescati» del preritiro, tra cui Kean («quando l'ho convocato era nell'Everton, poche ore dopo era già alla Juve, la squadra dov'era ai tempi della prima volta con noi...»). Oltre che da Zaniolo e da Scamacca, convocato numero 78 della sua era in azzurro giunta agli albori della quarta stagione.

Le foto con la Coppa al Museo del Calcio sono l'ultimo strascico di quel fantastico 11 luglio («abbiamo fatto felici noi stessi e 60 milioni di italiani e ho notato un fenomeno trasversale nella gente che mi avvicinava per ringraziarmi, dal bambino di 3-4 anni che ha visto la partita coi genitori alle persone di 80-85»). Ora bisogna rimboccarsi le maniche per raggiungere Qatar 2022, in programma fra 14 mesi. «Possiamo ancora migliorare, ci sono 5 partite di qualificazione mondiale, da prendere con attenzione, ora affronteremo giocatori che vanno in campo già da 8-9 partite e potremo trovare delle difficoltà», sottolinea il Mancio. Che ha avuto il merito, con il suo modo di giocare, di togliere quell'etichetta difensivista dal calcio italiano. «Credo che sia un po' cambiato all'estero il pensiero verso l'Italia, nonostante abbia vinto nella sua storia 4 Mondiali - ammette Mancini -. Resta fuori dubbio che difendiamo meglio delle altre Nazionali, in questi mesi e all'Europeo abbiamo racchiuso un po' tutto: sapere anche attaccare sempre e non fare differenza tra casa e fuori, contro qualunque avversario».

Anche se la serie A non sembra avere recepito il messaggio della vittoria degli azzurri: il nuovo campionato è iniziato con un numero di stranieri ancora più alto. «I giocatori italiani hanno qualità enormi, devono solo avere la possibilità di giocare come ho sempre detto sin dall'inizio della mia avventura da ct, all'inizio fanno fatica, ma danno molte garanzie bisogna solo avere fiducia in loro», il giudizio di Mancini. Le certezze si chiamano, tra gli altri, Donnarumma («non gioca nel Psg? È arrivato tardi), Jorginho («penso che meriti il Pallone d'Oro») e Immobile, già bomber del nostro campionato con 4 gol nelle prime due giornate. Belotti - il suo «rivale» per la maglia di centravanti - è infatti tornato a casa per un infortunio al perone rimediato con la Fiorentina.

Il milanista Calabria sostituirà Lazzari e chissà che già in queste tre gare non vedremo qualche nuovo protagonista in campo. In fondo c'è da gettare le basi per l'Italia del futuro, che con i galloni di campione d'Europa dovrà andare e magari far bene al Mondiale.

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