Mancini non molla: "Resto in azzurro"

Il ct della Nazionale stoppa le voci sul proprio conto: "Non voglio allenare un club, ma tornare a vincere qui"

Mancini non molla: "Resto in azzurro"

Dove eravamo rimasti? Quasi dieci mesi fa, poi il buio del lockdown, la paura, i morti, le bare di Bergamo sui camion militari, l'azzurro dell'Italia spento dal Coronavirus. Ieri si sono riaperte le porte di Coverciano a 35 azzurri - Jorginho arriverà tra oggi e domani - risultati fortunatamente tutti negativi al tampone: «Siamo felici di essere tornati qui - ha detto il Ct - un piacere anche per i ragazzi rimettere la maglia della Nazionale. Siamo molto carichi. Spero si possa tornare presto alla normalità, con la gente allo stadio come sta cominciando ad accadere un po' all'estero. Perché questo non è calcio. Avevo provato ad andare a vedere una partita dal vivo, ma sono andato via poco dopo per la tristezza.... Il Ct ha ragione, così non è pallone vero, eppure bisogna andare avanti, ci sono gli impegni ravvicinati di Nations League il 4 a Firenze con la Bosnia e il 7 ad Amsterdam con i Paesi Bassi: «Vogliamo fare una grande Nations per il ranking che ci può aiutare al sorteggio e magari andare in finale».

Un'estate di discussioni intorno a Mancini e alla possibilità di un ingresso prestigioso in Figc, quello di Marcello Lippi - Ct campione del Mondo in Germania, col ruolo di direttore tecnico. Qualcuno pensava che siccome Mancini non ne sapeva nulla potesse anche andarsene: «Nessuno mi ha cercato. Ho cominciato il lavoro due anni fa con tante difficoltà e mi pare sia stato ottimo. Io non ero al corrente di Marcello, non so altro. Credo che in Federazione ci sia sempre spazio per persone in gamba: non ho bisogno di essere rassicurato perché per me la storia è finita lì, non era una questione importante».

Gli altri obiettivi: «Vogliamo fare un grande Europeo e dopo un bel Mondiale. Dopo aver fatto tanta fatica ad allestire questa squadra, mi dispiacerebbe lasciarla ad un altro... Ora il mio sogno sarebbe ricominciare immediatamente a giocare bene, con lo stesso entusiasmo che avevamo costruito. Ma ricordiamoci di Torino, la gara con la Bosnia sarà difficile».

Capitolo squadra, sarà decisivo capire come stanno i giocatori: «Se partiamo dall'attacco possiamo dire che qui abbiamo il giocatore che ha vinto la Scarpa d'oro (Immobile, ndr). Quindi Belotti che è stato bravissimo nonostante le difficoltà avute dal Torino. Caputo ha sempre fatto gol, anche in B e le reti contano ovunque. Ho fatto una convocazione allargata perché non conoscevamo la situazione generale dei ragazzi. Anche per vedere qualcuno in vista delle prossime partite di novembre che saranno tre. Jorginho dovrebbe arrivare entro due giorni. Tonali non sappiamo ancora. Comunque Cristante e Sensi, pur con le loro caratteristiche, possono giocare al posto di Jorginho. È probabile poi che qualche ragazzo dell'Under torni lì perché la 21 ha una partita fondamentale in Svezia». Mancini non cambia strada tattica: «Credo che la squadra abbia una base e uno stile di gioco. Verratti manca e per noi è molto importante, poi Jorginho: loro due sono fondamentali per il nostro gioco e cercherò di far meno danni possibili nel cambiare qualcosa».

Si parla di Pirlo e delle analogie con Mancini che 20 anni fa debuttava in A sulla panchina della Fiorentina da fresco ex calciatore: «Non conosco Andrea personalmente e sicuramente avrà un'idea di calcio forte che saprà applicare. Il vantaggio è allenare la Juve, mentre lo svantaggio è la Juve che vince da un sacco di tempo. Le difficoltà ci sono alle prime esperienze, è capitato a tutti, anche a me».

Curiosità

finale per Bonaventura, svincolato e convocato in Nazionale: «Bonaventura ha grandi qualità può fare diversi gol ed è giusto sia qui». E Chiellini? «Un grande ritorno quello di Giorgio». Si riparte dopo quasi dieci mesi.

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