I l verdetto tecnico di Austin, per un Gp degli USA quanto mai sconcertante, è stato di vero regresso della Ferrari, al passaggio dalle veloci curve del Giappone alla media più bassa della prova americana. Questo indipendentemente dalla strategia aggressiva con le gomme, positiva nella fase iniziale. Mancanza di aderenza significa minori forze deportanti e peggiore utilizzo delle potenze, in configurazioni aerodinamiche sensibilmente differenziate, con più difficoltosa gestione-pneumatici. Sempre in presenza di incisive differenze di competitività tra i due assetti da qualifica e da gara. E non si comprende come da un gran premio all'altro, con una riduzione di una ventina di chilometri orari di media, Maranello abbia potuto passare dallo 0,33% di ritardo dalle Mercedes all'1,18% negativo, e da una prevalenza sulle Rbr dello 0,25% a una disfatta di -0,65%. Nel confronto con la Rbr, non sono bastate le rivoluzioni strategiche. La gara con le gomme Super-soft in partenza e in successione, contro le Soft della Mercedes, non ha dato tutte le risposte che si attendevano.
Si è parlato di faticosa riduzione dei consumi, con macchine che, nelle condizioni odierne, andrebbero facilmente a totali di 104-105 kg di benzina, Ferrari compresa, rallentata per evitare eccessive resistenze, che si pagano con minore trazione e minore velocità. In ogni caso con troppe carenze tecniche, che richiedono altri rinnovamenti interni, a partire dalla simulazione e dalla preparazione.
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