Balotelli:"Voglio il Mondiale, nulla è più importante"

Mario fa il modesto: "Non mi interessa essere una stella". E non spegne le voci sul suo futuro: "Vedremo dopo il Brasile"

Balotelli:"Voglio il Mondiale, nulla è più importante"

«Costa Rica? Bravi. Il portiere? Boh!». Mario Balotelli si è presentato al mondo a modo suo: capellino girato all'indietro, inglese d'ordinanza finché Prandelli non gli ha fatto notare: «Perché non parli in italiano? Siamo l'Italia». E quello: «Certo, ma pensavo che…». Eppoi una risposta diplomatica ai costaricani («Molto forti, dobbiamo rispettarli») e quell'altra molto più sincera. «Il vostro portiere? Mi cogliete impreparato. Stanotte lo studio». E Prandelli che aveva appena detto: «Sappiamo tutto, li abbiamo studiati a lungo…». Ha dovuto aggiungere: «Se volete ve ne parlo io».

Baloshow è anche questo: l'impossibilità di essere normale. Gli dicono che, a Milano, Raiola e Galliani hanno parlato del suo futuro e lui stende tutti: «Io sto pensando al mondiale, sono concentrato sul mondiale, vedremo più avanti». E in questa risposta c'è il bello e forse il brutto di Supermario. Crede al mondiale e a null'altro che al mondiale. Ma poi vedremo cosa dirà il futuro.

Balotelli calmo, rassicurante e tranquillizzato. C'è tutto in questo Brasile per renderlo felice: Fanny al suo fianco, l'Italia che lo apprezza, una squadra che lo aiuta e la sua voglia di aiutare la squadra. Ammette che questo campionato del mondo ha un sapore particolare: il sogno di un bimbo che si avvera. Lo dice proprio con la fanciullezza che gli vola via dal sorriso e dalle parole, magari un po' scorbutiche. Toglie di mezzo le solite moine da gossip: Fanny che arriva e la proposta di matrimonio. «La proposta ci sarebbe stata anche se non ci fosse stato il mondiale». Sottinteso: quindi smettiamola con queste robette giallo rosa. «Certo, invece, che dentro mi è scattato qualcosa. Il mondiale è la più grande competizione che ci sia per un calciatore, più importante di un pallone d'oro, di una Champions, di un campionato. E noi dovremo dare il 200 per cento in tutte le partite. A cominciare dalla Costa Rica: dimostreremo di rispettarla solo se daremo davvero il 200 per cento».

Sembra il discorso di Prandelli con altre parole: «Da quattro anni diciamo che può essere l'arma in più, poi qualcuno non lo voleva addirittura al mondiale. È importante che sia sempre concentrato e giochi con intensità come nella partita con gli inglesi. Deve dare tutto, non si deve gestire. Se è stanco c'è un altro bravo attaccante pronto a sostituirlo». Il ct parla, magari anche duretto, e Mario non fa una grinza. Ascolta, mentalmente prende appunti. C'è troppa voglia di vincere nella testa. C'è quell'indifferenza-sbruffona che qualche volta lo ha rovinato. «Un problema giocare da solo? No, l'importante è che giochi».

La prima conferenza stampa di SuperMario è in coppia con il ct per esigenze di copione ed anche di strategia, le domande sono inevitabilmente meno rispetto all'uno contro tutti. Ma stavolta nella tranquillità del replicare c'è tutta la forza di un ragazzo che non vuole strafare. Gli basta vincere. Sarà un mondiale di stelle, ma lui ha altre idee. «Non voglio essere la stella, non mi interessa. Sto vivendo tutto in modo tranquillo, senza pressioni: niente. Vorrei andare avanti il più possibile. Spero di segnare, ma conta che vinca la squadra».

Voglio che vinca la squadra è il classico modo di dire di giocatori e tecnici, il bon ton della diplomazia pallonara. Ma il Balotelli dal tweet facile e dalla lingua sprezzante, stavolta ha gli occhi di ragazzo.

Sì, quelli di uno che sogna. E segna.

«Io spero che sia il mondale dell'Italia, non di Balotelli. Non mi intessa essere nel giro delle grandi stelle, voglio vincere il mondiale. Vinca la squadra».

Avendo testa dura, c'è da credergli. La miglior garanzia a cominciare da oggi.

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