Carlo Tavecchio, diventato da poco numero 1 del calcio nostrano, è tornato a parlare dello stato di salute del movimento, affermando che una delle problematiche da affrontare è la presenza troppo elevata di stranieri nel calcio professionistico nostrano.
Tavecchio si è detto conscio del fatto che normative restrittive sui giocatori comunitarie non possono essere messe in campo e ha puntato il dito contro i giocatori non europei, che vengono riversati nei mercati del Vecchio Continente con alterne fortune. Il Presidente del calcio italiano ha affermato che per ovviare alla penuria di talenti italiani bisogna ripartire dal basso e ha ricordato come la Lega Dilettanti stia allestendo 19 centri federali per andare a creare un serbatoio di poco più di 500 mila giovani da far affacciare al mondo professionistico ed invogliare le società ad investire su piedi "made in Italy". Il nuovo Presidente Figc ha confermato come la riforma principe, quella da attuare per prima, sia quella riguardante il format dei campionati, riforma che deve essere il primo mattone di una nuova stagione del calcio italiano. Quindi ha auspicato che alla Federazione che ora lui presiede venga restituito un ruolo centrale, ricordando come nessuno può pensare di fare professionismo senza appoggiarsi alla FIGC.
538em;">Infine Tavecchio ha da un lato difeso la classe arbitrale, già al centro delle critiche dopo la prima di campionato, ricordando come sia difficile decidere in pochissimo tempo durante un match, ma dall'altro ha tirato una stoccata all'Aia, che si è schierata contro di lui nelle elezioni, ricordando come la classe arbitrale sia rappresentata in Consiglio Federale solo perchè lui, ai tempi, fece pressioni in tal senso.
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