Dal nostro inviato a Parigi. Dobbiamo fare mea culpa. Noi, gli altri. Abbiamo detto, scritto e pensato che siano tutti contro di lui. Non è vero. Abbiamo detto e scritto che Marcell sia l'uomo da battere. Non è vero. Abbiamo spiegato che Noah Lyles, l'americano con tre terapisti, uno per ciascuno dei suoi dilemmi personali e sportivi, voglia regolare conti con il nostro perché lo ritiene l'uomo da battere. Sbagliato, errore, non è vero. Di solito si apparecchia tutto questo circo contro il più forte, ma oggi Marcell non lo è più. È il campione olimpico uscente, vero, e se gli riesce il bis dorato affiancherà due signori della velocità come Carl Lewis e Usain Bolt, unici re per due e tre volte di fila nei 100 olimpici. Il problema è che, purtroppo, per l'azzurro e per noi, è tutto il resto a non essere vero. Perché Marcell Jacobs, qui sul tartan viola made in Italy dello Stade de France, ci è arrivato come outsider. Lo sa lui, lo sanno gli esperti e gli appassionati, perché i crono parlano e non mentono, e questi tre anni confermano: sui tempi di quel magico primo agosto di tre anni fa Marcell non è più sceso. Se dunque stasera presto dovesse riuscire a passare la semifinale e stasera tardi addirittura ricacciare in gola a tutti noi e non solo noi i mille dubbi sul suo reale stato di forma, non saremmo al cospetto di un re che si conferma e basta, ma di un imperatore diventato plebeo e tornato con forza e volontà di ferro di nuovo sul trono.
Le batterie di ieri a mezzogiorno questo hanno detto. Tre anni fa in batteria Jacobs aveva conquistato il passaggio in 9''94 e oggi sono 10''05; tre anni fa aveva conquistato la finale finendo terzo in 9''84 e oggi, scorrendo la lista, è in tredicesima posizione. Per la verità, in buona compagnia visto che spaccotutto Lyles gli sta davanti di un solo centesimo. Il problema è che i primi cinque sono tutti sotto i 10 netti, che nessuno di loro ha spinto come un dannato, che tutti, proprio come Marcell, hanno cercato di coniugare crono e risparmio d'energia però l'hanno fatto meglio. Risultato: in vetta c'è lo statunitense Kenneth Bednarek (9''97), seguito dal compagno a stelle e strisce e argento olimpico uscente Fred Kerley (9''97), l'inglese Louie Hinchliffe (9''98), stesso crono per il camerunense Emmanuel Eseme, uno e due centesimi più lenti i giamaicani Seville e Thompson. Quest'ultimo, con un personale quest'anno di 9''77, è il caraibico sorpresa a cui si riferiva Jacobs l'altro giorno a Casa Italia quando aveva detto che «non c'era solo Lyles».
Il primo ad essere preoccupato dalla propria prestazione è proprio Marcell. S'attarda nel transitare in zona mista, sfilano atleti che avevano corso nelle batterie successive alla sua, quando arriva l'espressione è quella garbata di sempre, ma è palpabile che non sia per nulla soddisfatto. «È andata così così, mi do 6» dice, «non mi sono piaciuto per niente, certo, contava qualificarsi però sono rimasto pesante in tutta la prima parte, non sono riuscito a lasciarmi andare come avrei voluto». Sono le tre fasi provate all'infinito, sono le leggi scolpite sulle tavole di tartan di coach Rana Reider, i tre momenti: accelerazione, transizione e fly (fase finale). L'obiettivo di tanto lavoro era riuscire a mantenere la velocità acquisita ma così non è stato. «Non sono partito come avrei voluto» spiega, «e così non ho trovato il ritmo giusto nella seconda parte di gara. In semifinale dovrò scattare in modo molto più deciso, ho visto gli altri bene anche se nessuno ha fatto dei tempi incredibili; in tanti possono ambire alla finale, ma ci sono solo otto posti e io ho fatto troppi errori. Ora non potrò più sbagliare niente. Ci sarà da faticare, la pista è veloce, sono io che non l'ho capita, scattando troppo di forza, non ho cercato l'agilità e così non sono riuscito a sfruttarla come avrei voluto trovando le frequenze giuste di corsa.
Per andare in finale servirà scendere sotto i 9''90. Che effetto mi ha fatto essere annunciato da campione olimpico in carica? Incredibile». Esatto, Marcell. Non ci credere. Stasera sarai un outsider. Contro tutto e contro tutti. Questo sì.
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