Un Milan che vince al Giro volando come Cipollini

L'azzurro del quartetto olimpico in pista, domina la volata: 1° trionfo a 22 anni come Super Mario

Un Milan che vince al Giro volando come Cipollini

È un Giro appena nato, ma è già in mano ai ragazzi; ai Genzy, i ragazzi della Generazione Z, che pedala forte e cresce veloce. In rosa il 23 enne belga Remco Evenepoel, che ha una maglia iridata in valigia e una rosa sulle spalle, oltre a tante altre cose. E poi c'è lui, Jonathan Milan, 22 anni, asso della pista (oro a Tokyo con il quartetto di Ganna & C. e tante altre cose) e astro nascente della strada, che ieri ha confezionato una volata di rara potenza, che ha disintegrato le ambizioni del resto della comitiva. Volata perfetta, preceduta da una caduta a meno di quattro chilometri dal lungomare abruzzese: i più danneggiati l'olandese Tusveld; in classifica Geoghegan Hart e Vine, che lasciano per strada una ventina di secondi.

«È qualcosa di incredibile, un momento fantastico, scusate ma sinceramente non so cosa dire e sono sotto shock...». Questo il primo commento a caldo di Jonathan, rilasciato mentre riguarda la sua volata sul monitor Rai.

Milan in formato Cipollini. A 22 anni vince la sua prima tappa al Giro come il Re Leone, che ruppe il ghiaccio al primo sprint di Mira, nel 1989. «Sono orgoglioso, ma piano con i paragoni», si preoccupa di dire subito il Frecciarossa di Buja, comune friulano, che oltre a Jonathan qui al Giro può vantare anche Alessandro De Marchi, il rosso di Buja, perché rosso crinito.

«Io tra i velocisti? È la strada giusta, piano piano stiamo affinando la tecnica per migliorare. Ma state tranquilli, strada e pista per me hanno la stessa importanza, non lascerò mai una a vantaggio dell'altra», spiega il ragazzo che su pista si è già laureato campione olimpico, mondiale ed europeo, in un'escalation al contrario che nelle prossime stagioni potrà ripercorrere in chissà quale ordine.

Da buon friulano ama essere concreto, stare con i piedi per terra, ma punta alle stelle: 85 kg per 1.94 mt, 46 come numero di scarpe, capace di esprimere fino a 1.800 watt di potenza, un «motore da paura» assicura l'allenatore Andrea Fusaz e mai portato fuori giri grazie all'occhio attento di Roberto Bressan e Renzo Boscolo che lo hanno cresciuto al Cycling Team Friuli.

Ha gli occhi lucidi e il sorriso che illumina. A vederlo è il ragazzo della porta accanto, ma in bicicletta è un cagnaccio, per la serie: non molla mai. «Sono friulano e orgoglioso di esserlo aggiunge -. Abito con la mia famiglia a Buja (mamma Elena e papà Flavio e il fratello Matteo) e non ho intenzione di muovermi dal mio paese, a cui sono molto legato. Se sono fidanzato? Si, con Samira. È una ragazza tedesca, che studia Giurisprudenza a Lipsia». Milan vola, anche se in un futuro nemmeno tanto prossimo, sogna davvero di cominciare a volare.

«Il ciclismo è sempre stata la mia prima opzione, ma magari in futuro proverò a prendere il patentino per l'elicottero».

Oggi la terza tappa, si arriva a Melfi, potrebbe essere ancora sprint. Allacciatevi le cinture: signori si vola.

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