Milan, crisi nel deserto. I primi dubbi di Pioli e un poker di fantasmi

Il tecnico ha perso qualche certezza tattica mentre Theo, Kalulu, Tomori e Diaz faticano

Milan, crisi nel deserto. I primi dubbi di Pioli e un poker di fantasmi

Il primo quesito a cui bisogna rispondere sul conto della sparizione del Milan-scudetto è il seguente: Stefano Pioli ha capito quel che sta accadendo? La risposta è affidata alle prossime esibizioni del Milan, a cominciare dalla Supercoppa d'Italia che però è una sfida secca, con una storia atipica perciò. L'interrogativo è pertinente se si rammenta la frase del tecnico pronunciata venerdì a Milanello prima di partire verso Lecce («ho letto volontà di fare di più e meglio da parte di tutti»). Se fosse un semplice spunto a pensare positivo amen, se fosse invece una lettura capovolta del clima interno, allora sarebbe preoccupante. L'altro quesito è invece molto più attuale e riguarda lo scadente rendimento, post sosta mondiale, da parte di 4 esponenti decisivi della cavalcata tricolore. Qualche segnale si era già registrato nei primi mesi della nuova stagione, ma così accentuati come a Lecce proprio no. E questo deve far riflettere.

Il primo della lista è sicuramente Pierino Kalulu che ha avuto il merito di imporsi come anello d'acciaio della difesa quando l'infortunio di Kjaer (dicembre 2021) sembrava scavare una buca profonda. È diventato un titolare inamovibile per le sue qualità: concentrazione feroce, velocità, anticipo sul rivale e tempismo nel ribattere i tiri a rete con qualche puntata a rete da non trascurare (traversa schiantata col Napoli nel finale). Avrebbe forse bisogno di recuperare qualche preziosa energia ma qui spunta il tema di fondo. Con chi sostituirlo? Kjaer sta riprendendo quota solo ora, Gabbia viene utilizzato solo quando è inevitabile.

La più pallida controfigura, sempre in difesa, è quella di Theo Hernandez che, a differenza di altri, non si è giovato della sosta, ha giocato il mondiale quasi per intero con la Francia (era partito riserva del fratello andato subito ko), è ritornato dopo appena qualche giorno di relax e non ha più avuto quell'impatto decisivo che ne ha fatto delle sue discese e dei suoi gol (esempio didascalico contro l'Atalanta) un interprete perfetto del calcio di Pioli. A Lecce, per la prima volta, è stato sostituito dopo un tempo a causa appunto della sua resa largamente insufficiente. A rimpiazzarlo con Ballo Tourè infortunato ha provveduto Dest: non è la stessa cosa. Passiamo a Tomori: meno vistose le sue amnesie, piuttosto sono emerse pecche nel gioco aereo, ma sono state accentuate anche da qualche segnale di nervosismo tipo la scenata fatta a Tatarusanu in Milan-Roma per un'uscita sbagliata. Ecco un aspetto da non sottovalutare: non giocano sereni dietro.

A completare il quartetto c'è poi Brahim Diaz, diventato titolare per via del ritardo con il quale De Katelaere si sta inserendo nel registro calcistico italiano. E qui sul mercato povero è inutile tornare.

Lo spagnolo è vivace, pronto a dare una mano con qualche ripiegamento ai due pilastri di centrocampo (Bennacer è il vero indispensabile), ma in materia di gol è ancora lontano da una cifra consistente, scandita da uno che gioca dietro le punte e in particolare dietro Giroud, che sta facendo gli straordinari senza mai farlo pesare.

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