Il Milan resta al buio anche con Suso

Annullato lo spagnolo. Il «derby» fra gli amici Gattuso e Inzaghi fa felici solo i bolognesi

Il Milan resta al buio anche con Suso

Novanta minuti più recupero di «fase di studio» sono tantini. Eppure è quello che è successo al Dall'Ara per Bologna-Milan. Una partita estenuante e tignosa da giocare, probabilmente, e non facile da vedere. Una squadra non disposta a correre rischi, il Bologna, e un'altra con la volontà di farlo, forse solo perché costretta dal nome e dalla necessità di sfuggire ai tiro incrociato dei giorni post-Atene e post-sentenza dell'Uefa.

Il possesso di palla è stato dunque clamorosamente a favore del Milan (71,4%), con una concentrazione però in zone del campo dove i rossoblu avevano sempre più uomini pronti a mettere il piede, la gamba, il corpo. Un mucchio, specialmente ai limiti dell'area, che Gattuso ha cercato di scongiurare soprattutto sulla destra, approfittando della costante guardia portata da Ibrahima Mbaye a Jesus Suso in fase di accentramento, con un Calabria che ha fatto bene ma avrebbe, forse, potuto essere più efficace. Sono arrivati tanti cross ma i tre centrali del Bologna li hanno sempre controllati, e solo un paio di volte, sulle palle vaganti che costituiscono parte cospicua del suo bagaglio realizzativo, Gonzalo Higuain - ora senza gol dal 28 ottobre - ha potuto calciare, ma senza precisione e pulizia.

Sono mancati, al Milan, gli scambi rapidi in grado di spostare le pedine difensive bolognesi di quel passo che ti lascia lo spazio per la stoccata, è mancato il lampo della squadra superiore: condizioni diverse dal pareggio contro il coraggioso Torino e dalla sconfitta di Atene, ma risultato che è ancora mancato, e l'unica soddisfazione dei rossoneri è quella di non avere subito sorpassi in giornata e avere ora tre partite non impressionanti contro Fiorentina, Frosinone (fuori casa) e Spal in chiusura di anno.

Dall'altra parte, Pippo Inzaghi, appendendosi al cliché, aveva chiesto la partita perfetta, ma quando hai praticamente tutti gli uomini dietro la palla la partita perfetta può solo nascere su calcio piazzato - e il Bologna ha battuto male gli unici due a favore e una punizione appetitosa nel finale - oppure su ripartenza gestita con passaggi, inserimenti, corse misurati col bilancino. E non è mai successo, per difetto di controllo, per precisione nelle chiusure dei due centrali di difesa, per mancanza di un numero sufficiente di giocatori di qualità in grado di occupare spazi e impedire recuperi facili.

In alcuni momenti Nagy, nel primo tempo, ha mostrato la voglia di palla, e di giocarla, che poteva là in mezzo compromettere uno tra Kessie e Bakayoko (qualche chiusura, ma ingenuo con i due gialli in 3 minuti che lo tolgono dalla gara), ma solo Poli e a tratti Svanberg lo hanno assistito, senza troppo aiuto. Emblematica una punizione al 15': un uomo a batterla, due avanti e due di lato, quasi a rinunciare a offendere. Per Inzaghi, se non altro, un punto e verdetto differito, e i saluti dei tifosi rossoneri alla fine.

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