Soiano del Lago (Bs) Phil Kenyon, il guru che ha cambiato l'attitudine di Francesco Molinari sul putt, raccontava mercoledì di quanto sia resiliente il suo pupillo. Di come l'azzurro sia in grado di organizzarsi, soprattutto in situazioni di pressione, cogliendo le opportunità che gli si presentano. Quanto sia tosta questa resilienza lo si è notato a Gardagolf, nel primo giro dell'Open d'Italia, quando il Chicco nazionale ha infiammato il tifo di casa chiudendo in 66 colpi (-5), nonostante fosse stravolto e nonostante la stanchezza mentale che si portava appresso dalla domenica stellare di Wentorth si sia fatta sentire nelle seconde nove della giornata. Niente errori sulla sua carta, per un cammino senza bogey che prosegue ininterrotto da venerdì scorso, ora di pranzo a Londra. «Per questa prima giornata mi do 7 in pagella ha spiegato Molinari - ma adesso ho bisogno di ricaricare le batterie, perché il torneo è appena iniziato. Un po' di relax in piscina coi figli è quello che ci vuole per ripartire carico per le seconde 18 buche».
Certo, non si scopre oggi la solidità tecnica e la tranquillità mentale di Laser Frankie, ma il suo vero punto di forza l'ha spiegato proprio Kenyon, che da marzo, in poche sedute di allenamento, ha saputo imprimere un'accelerazione al putt di Molinari: «Francesco ha un'etica del lavoro impressionante, ha i giusti attributi e si è saputo circondare di un ottimo team con Denis Pugh e Dave Allred al suo fianco. A marzo non era contento dei risultati sul green e mi ha contattato. Ci vuole coraggio per una decisione del genere, soprattutto a metà stagione, ma è anche vero che non bisogna aver paura di diventare migliori. E lui ha la giusta dose di coraggio in corpo per farlo».
Morale, modificata la lettura delle pendenze, migliorato il rilascio della testa del bastone, impressa una maggiore linearità al rotolo della palla, i risultati non si sono fatti attendere: vittoria a Wentworth domenica e 66 nel primo giro dell'Open d'Italia.
E mentre Francesco riposava, gli altri andavano all'attacco, facilitati da un percorso reso morbido dalla pioggia: Robert Rock, che questo torneo l'ha già vinto nel 2011 a Torino, chiudeva la sua fatica in 63 colpi, nonostante un inizio da paura: tee shot sbilenco alla seconda buca, provvisoria in acqua, e un bogey salvato per il rotto della cuffia. Da lì in poi, miracoli a ripetizioni, con sette birdie e un eagle sullo score.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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