Il Mondiale si specchia nella serie A 14 volte

Sono rimasti in 14. Quattordici calciatori del nostro campionato a giocarsi il mondiale

Il Mondiale si specchia nella serie A 14 volte

Sono rimasti in 14. Quattordici calciatori del nostro campionato a giocarsi il mondiale: circa il 15 % delle rose. Distribuiti secondo un equilibrio a specchio da far invidia ai teorici degli schemi. Che significa anche specchiarsi nella serie A. Tre giocatori per Francia (Giroud, Rabiot, Hernandez) e tre per Marocco (Amrabat, Sabiri, Cheddira che sarà squalificato) in una semifinale. Invece nell'altra 4 per la Croazia (Brozovic, Pasalic, Vlasic, Erlic) e 4 per l'Argentina (Di Maria, Paredes, Dybala, Lautaro Martinez). Niente male, perché ciascuno a modo suo è stato protagonista ad eccezione del Dybala spettatore non pagante. Visti nomi e autori, ci sta bene questo pizzico di sale e pepe del calcio di casa nostra, a dimostrazione che non è sempre così scarso come si vorrebbe far intendere. E la squadra fin qui migliore, leggi Francia, si avvale di tre colonne nel gioco e nei risultati. Theo Hernandez pure nella veste di combina guai. Di contro Giroud sarà eletto, a furor di gol, il nonno più arzillo delle storie mondiali. E Rabiot ha dimostrato che il lavoro di Allegri ha dato frutti: ed ora diventerà un ambito centrocampista sul mercato. In quanto a mercato farà salti di gioia, con occhi a dollaro, la Fiorentina: Amrabat avrà almeno triplicato il valore. E Bari festeggerà il suo Cheddira. Il fatto che calciatori della serie B nostrana (non dimenticate il polacco Glik), o di squadre di minor rango, abbiano ben figurato dovrebbe indurre a qualche riflessione sul mondiale. Sull'altro fronte, invece, si propone la conferma della bontà degli italiani in forza alla Croazia.

Come dubitare di Brozovic, ma pure di Pasalic e Vlasic? Non così per gli argentini: Di Maria non si discute, sono i muscoli a frenarlo. Lautaro ha chiarito di essere soprattutto una seconda punta. Dybala ha il limite di non piacere a Messi. E di Paredes se ne può fare a meno. Eppure, comunque vada, la serie A ne esce bene.

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