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Da Mou a De Laurentiis. Quando l'antipatia è l'anima del "successo"

Special One e ADL fanno del caratteraccio un'"arte". Ma non sono i soli: come loro Mancini, Ibra e Djokovic

Da Mou a De Laurentiis. Quando l'antipatia è l'anima del "successo"
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«Meglio essere antipatici perché significa stare tra chi vince. E non fare la figura di chi finisce fesso e contento. Bisogna gestire l'organico con razionalità e con il nostro allenatore Mazzarri siamo in grado di farlo». Chi meglio di Aurelio De Laurentiis ci può raccontare di un antipatico di successo? Anzi, con due parole fa scuola e tutti zitti. Penserete: lo dice oggi, dopo il rabbioso finale di partita con l'Inter. E, forse, sta pensando di mettere mani avanti ad evitarsi altri tranelli in un futuro immediato (leggi Juve). Illusi! Questa lezione di bel vivere calcistico l'ha rifilata ben 10 anni fa, gennaio 2013. Guarda caso stesso allenatore in panchina e il Napoli ad inseguire la prima in classifica che, allora, era una Juve navigante 5 punti più in alto.

Come tutti sanno, il Napoli ci ha messo un po' di tempo prima di definirsi squadra vincente (del campionato). Ma Adl si era portato avanti con ineguagliabile realismo. Ed oggi ci fa divertire tirando la fila degli antipatici (che poi sono simpatici) di successo: nello sport sono un pregio. Anzi, un valore aggiunto allo spettacolo. Un antidoto a certa monotonia sul campo. Poi, certo, c'è chi si mangia il fegato solo ad ascoltarli. Però, pensate un po' cosa ci siamo persi con l'addio di Ibra. Anche il Mancini tecnico di tante bandiere veniva accusato di tirarsela troppo. In altri sport, come non parlare di certi personaggi di F1, del Djokovic con racchetta o di taluni ruvidoni del basket Usa?

Ultimo, ma non ultimo, c'è il re della commedia, in arte Mou, e tutti in piedi. Oggi non più vincente ma sempre attore e antipatico di successo. Si è superato con la dietrologia preventiva («Non ha stabilità emozionale per questi livelli»), Una sorta di ammonizione all'arbitro. Operazione non gradita e lui a spiegare, invece, che non si era capito il senso delle parole. Tanto da giocarsi il colpo di teatro con la conferenza stampa in portoghese. «Il mio italiano non è abbastanza forbito». Ora, invece, avrà 5 giorni per farsi tradurre in italiano forbito la sua difesa ed evitarsi lunga squalifica. La Procura federale lo accusa per le parole sull'arbitro e per il punto di vista su Berardi («Fa troppo per prendere in giro tutti e prendere rigori inesistenti»). Comunque vada, Mou mancherà a tutti quando saluterà. Amici e nemici dovranno ammettere che ci ha fatto divertire, ha messo sale e pepe sul campionato: soprattutto fuori del campo. E magari ci resterà solo Adl a reggere la parte.

Ieri si è talmente infuriato da rivolgersi a federcalcio e associazione arbitri invocando giustizia per gli sgarbi subiti contro una delle antipatiche di successo. Magari servirà a futura memoria. E, statene certi, comunque andrà sarà un successo.

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