Napoli. Il minuto 36 è quello della svolta. «Ti devo sostituire?» gesticola dalla panchina Spalletti a Kvaratskhelia: il georgiano non ha toccato palla, sbranato da Djidji, zero spunti e zero inventiva. Trascorrono appena trenta secondi, riceve palla, galoppa per cinquanta metri, si lascia dietro Lukic e il mastino ivoriano e fa gol alla sua maniera. Terzo gol che corona una mezzora straordinaria, a senso unico, impreziosita dalla doppietta iniziale di Anguissa. È stata la pietra tombale su un Torino poco attento in difesa e leggero a centrocampo: «Siamo mancati nella cura dei particolari, consegnandoci agli azzurri» ammette Juric. Anguissa, signore assoluto del centrocampo, aveva aperto la gara come si fa con una scatoletta di tonno: di testa, sul perfetto assist dalla sinistra di Mario Rui, e con una sgroppata da cavallo sbizzarrito conclusa con il tocco sul primo palo sull'uscita di Milinkovic.
Si era arrivati a tutto questo per la capacità dei partenopei nel sapersi infilare negli spazi lasciati disponibili dalle marcature a tutto campo dei granata che, si sa, funzionano quando producono gli anticipi giusti. Altrimenti, in presenza del grimaldello giusto degli avversari, sono dolori: la chiave degli azzurri è stata quella di mandare al manicomio i piemontesi con il palleggio impeccabile dei propri centrocampisti. Anguissa ha cancellato dal campo Linetty, Lobotka si è portato Miranchuk a spasso per il campo, Lukic raramente ha calibrato il passo di fronte alle accelerate: qualcosa ha inventato Vlasic sulla trequarti, ben imitato da Sanabria che ha fatto il suo, un gol in mischia e un altro sfiorato per pochi centimetri.
Ripresa gestita a basso ritmo da Spalletti: «Abbiamo iniziato e finito bene, portando la partita dove volevamo noi e con tutti gli uomini a disposizione, perché quello dei titolari e delle riserve è soltanto un giochino al quale non mi presto... La classifica è importante, perché hai giocato contro squadre importanti vincendo partite che hanno un valore.
Ma è importante la classifica se riusciamo a dare seguito con altre vittorie, altrimenti rimangono successi che non pesano». Il segnale della resa granata è nella sceneggiata di Juric che costa al tecnico croato un'altra espulsione.
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