Sono bastati pochi minuti per capire come sarebbe andata a finire: Atalanta aggressiva nei duelli individuali a tutto campo, meglio disposta in campo, Napoli a specchiarsi su allori che non esistono più da tempo, passivo fisicamente e molle nell'animo. Non c'è partita nel primo tempo e non ci sarà fino alla fine, perché i bergamaschi speculano alla grande sui tanti, troppi errori altrui. Sprofonda nel tranello emotivo Juan Jesus: cartelli, messaggi in video a difesa della lotta al razzismo, squadra inginocchiata prima del via. Ma il Maradona partecipa poco, non c'è l'atteso trasporto emotivo, anzi è come se alla gente interessasse solo la partita perché quella brutta storia è roba vecchia di due settimane. Forse per quasi tutti ma non per lui, perché JJ ne risente eccome, fino a risultare il peggiore in campo, complice delle dormite che provocano le tre segnature atalantine. Prima Miranchuk che punisce le belle statuine della difesa, poi Scamacca che sottrae palla al dormiente difensore brasiliano prima di trafiggere Meret: ma a sottolineare l'evidente superiorità della squadra di Gasp vanno annotati sul taccuino anche il palo di Miranchuk dopo appena tre minuti e la doppia chance divorata da Pasalic.
Così come va detto che il Napoli ci ha provato a inizio ripresa: doppio palo di Zielinski e di Osimhen e una parvenza di spirito di reazione, compreso i cambi per aggiustare una squadra che però era stata schierata male. Troppo poco comunque per rimontare un avversario più solido e reattivo, il tris di Koopmeiners ha blindato i tre punti e scatenato il malcontento popolare contro gli ex campioni. Lo spareggio europeo è nerazzurro, al Napoli resta solo il count-down per concludere in fretta una stagione maledetta. E quando cala il sipario sulla gara, monta la rabbia dei napoletani contro tutti, JJ incluso perché la lotta al razzismo non è l'unico problema che adesso affligge i campioni d'Italia.
Come fa notare Calzona: «La questione JJ non ha influito, la prestazione è stata deludente, quando non gestiamo il possesso palla siamo fragili, ci squagliamo, non siamo squadra. La Champions? Bisogna essere realisti, è lontanissima. Rischiamo il fallimento se non tiriamo fuori l'orgoglio». Gasperini lascia Napoli con tante certezze: «Siamo stati superiori, abbiamo saputo fare quello che dovevamo fare contro una grandissima squadra.
Gli azzurri? Ho avuto l'impressione che manchi loro l'entusiasmo». In effetti è quello che hanno rimproverato i tifosi: contestazione a suon di fischi assordanti, chissà se servirà a svegliare una squadra che anche ieri aveva altro per la testa.
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