Milano chiama, Napoli risponde. Spalletti non fallisce l'appuntamento con la sesta vittoria di fila. La sua squadra va, anche in una serata non ottimale, più demerito del non gioco cagliaritano, sia ben chiaro. Tutta la differenza la fa Osimhen, l'oro nero: al primo tocco, la butta dentro. Gli bastano undici minuti per scavalcare il pullman piazzato da Mazzarri nella propria metà campo: due linee robuste con l'obbligo di far abortire le iniziative dei centrocampisti avversari e lanciare il prima possibile Joao Pedro. In pratica per tutto il primo tempo, i sardi giocano con dieci uomini dietro la linea della palla per non concedere il minimo spazio: quando però mollano un attimo, vengono puniti. Anguissa crea, Zielinski s'infila sulla destra e raggiunge un pallone che i rossoblù giudicano out, assist per il comodo tap-in del nigeriano, alla sesta rete nelle ultime 4 gare tra campionato ed Europa League.
Non è un primo tempo memorabile, perché al pieno controllo della gara da parte degli azzurri, corrisponde l'atteggiamento eccessivamente attendista di Mazzarri, preoccupato più di non concedere spazi per le ripartenze che di far avanzare il baricentro ai suoi. Il tic-toc napoletano a volte è troppo lezioso: questione di palleggio per attirare fuori i cagliaritani ma anche l'esasperata ambizione di voler arrivare fino in fondo con il pallone. Osimhen spreca un comodo contropiede e i cecchini del centrocampo non trovano i centimetri giusti per impensierire Cragno dalla distanza, il Cagliari si vede negli sprazzi finali della prima frazione: spingono Nandez e Lykogiannis sulle fasce ma Ospina non deve mai intervenire.
Ti aspetti l'intraprendenza degli ospiti nella ripresa ma comanda sempre Napoli. Il palleggio è totale, quasi snervante, resta l'antico vizio di essere poco pratici negli ultimi venti metri. Perché fin lì la squadra ci arriva, salvo poi smarrirsi al momento dell'ultimo passaggio.
Serve lo spazio in profondità, la giocata giusta, e chi può inventarla se non Osimhen? Nell'uno contro uno è devastante, Godin lo atterra platealmente: rigore sacrosanto, Insigne realizza e festeggia le 400 presenze in azzurro. Nemmeno questa volta c'è reazione, il Cagliari assiste impotente al dominio partenopeo, anzi quasi rassegnato, cosa ben peggiore. Il Napoli invece amministra partita e classifica.
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