La Nazionale prigioniera in una grande serata di calcio

Se da 15 anni, più o meno dal successo del Barcellona di Guardiola a Roma sul Manchester, gli spagnoli continuano a dare lezione di palleggio

La Nazionale prigioniera in una grande serata di calcio

Se da 15 anni, più o meno dal successo del Barcellona di Guardiola a Roma sul Manchester, gli spagnoli continuano a dare lezione di palleggio e hanno inventato il tiki taka pur se interpretato in modo esemplare dal Barça, non bisognerà certo meravigliarsi di quel che è accaduto ieri a Wembley nella prima ora della semifinale di Wembley. Non è una sorpresa. In verità è il ritmo, non più lento o cadenzato, a cambiare sotto la spinta emotiva di raggiungere un altro traguardo prestigioso. Invece di farci addormentare, ha avvertito Fabio Capello, hanno provato a stordire, a far perdere la bussola del gioco di rimessa, tutto da reinventare. Per la prima volta dall'inizio dell'europeo, l'Italia invece di dominare il gioco e allagare la metà campo altrui, è finita dentro la gabbia del centrocampo spagnolo e ha cominciato a spendere preziose energie. Perché correre dietro la palla è una fatica doppia, da sempre. E perché poi la mossa iniziale di Luis Enrique, col falso neuve Dani Olmo schierato a galleggiare tra le linee, è stata la conferma che la Spagna si è fatta concava, adattandosi al rivale azzurro per scoprirne qualche debolezza senza il punto centrale di riferimento in attacco. A quel punto c'è solo un rischio: quello che, all'improvviso, l'Italia di Mancini, liberandosi dalle catene del titic e titoc, riesca a guadagnare la prateria alle spalle della difesa spagnola castigando l'audacia e in qualche caso la presunzione spagnole. Di qui il serramanico innescato da Donnarumma perfezionato da Chiesa rimesso in discussione dalla stoccata di Morata e dalle giocate di Dani Olmo, il loro Messi, imprendibile.

La differenza, al culmine dei supplementari, è scavata dai rigori: Donnarumma e Jorghinho sono gli eroi della notte. La finale è il traguardo meritato perché poi alla fine, i maestri di calcio, sono questi giovanotti di Mancini, stremati, ma capaci di sbagliare un solo penalty. È stata una grande serata di calcio, e di sofferenza.

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