Nove righe gelide per liquidare Paolo Maldini e la sua carriera di direttore tecnico del Milan. Ecco il comunicato atteso già lunedì sera e poi pubblicato ieri alle 5 della sera, più o meno, l'ora del torero che sfida con coraggio nell'arena il rivale a quattro zampe. Ecco il testo integrale: «Ac Milan annuncia che Paolo Maldini conclude il suo incarico nel club, con effetto dal 5 giugno 2023 (dal giorno del colloquio brevissimo con Cardinale, ndr). Lo ringraziamo per il suo contributo in questi anni, con il ritorno del Milan in Champions league e con la vittoria dello scudetto. Le sue responsabilità saranno assegnate a un gruppo di lavoro integrato che opererà in stretto contatto con il coach della prima squadra, riportando direttamente all'ad». E qui bisogna subito segnalare una chiave di lettura: indirettamente è confermata la piena e totale fiducia nei confronti di Stefano Pioli, definito coach nella nota, all'americana, al quale erano stati attribuiti sui social improbabili propositi di dimissioni non conoscendo i retroscena della vicenda.
E cioè che tra Paolo Maldini e l'allenatore, di recente, e in particolare nell'ultima fase del campionato quando era a rischio la qualificazione in Champions, c'era stato un vivace confronto a proposito dell'utilizzo dei nuovi acquisti e del loro contributo alla causa. Di qui, fin da quei giorni, un sostegno aperto dell'azionista a Pioli sotto forma di messaggi in bottiglia lanciati nell'oceano dei media («Pioli non si tocca!») e raccolti da pochissimi. E quando lo stesso tecnico, dopo il successo di Torino contro la Juve, chiese «rinforzi» invece di usare il termine «investimenti», la stessa fonte americana non fece una piega, anzi definì quelle parole «intelligenti».
Altro dettaglio del comunicato: nessuna citazione per Ricky Massara, ds, l'unico che ieri si è presentato regolarmente in sede, correttamente bisogna aggiungere, poiché non ha ricevuto alcuna comunicazione. Il club lo farà nelle prossime ore. La conclusione del braccio di ferro tra proprietà e Maldini, cominciato nell'era dello scudetto e ripetuto dopo l'eliminazione dalla finale di Istanbul, è diventata inevitabile. C'erano in campo idee e visioni opposte. Da un lato l'area tecnica reclamava investimenti per «competere sui due fronti», dall'altro il fondo americano ricordava che il Milan è stato tra i club che hanno speso di più (50 milioni) sul mercato in serie A ritenendo insoddisfacente il rendimento delle scelte fatte. Un profondo contrasto di questo tipo, con un settore del Milan che va a destra e un altro che vira a sinistra, non poteva proseguire.
Le stesse prime mosse, abbozzate dall'area tecnica, per il futuro mercato, con le candidature di Berardi e Arnautovic, i profili di Kamada (a costo zero) e quello di Loftus-Cheek del Chelsea, di sicuro non rientravano nell'agenda della società. E lo scopriremo al più presto.
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