La vittoria più importante nella serata che pareva maledetta. Otto su otto, il Napoli di Spalletti eguaglia quello di Sarri (del 2017) e si conferma lepre solitaria del campionato. Lo conferma sul gradino più alto il nuovo idolo del Maradona: otto gol nelle ultime sette partite tra campionato e Coppa di Osimhen, l'uomo della provvidenza volato in cielo per inzuccare il pallone da tre punti e per ricacciare indietro il Milan.
Un palo di Lozano, un rigore fallito da Insigne, un gol annullato dal Var per questione di centimetri sembravano alleati preziosi e decisivi del Torino contro un Napoli che non è stato quello solito: ha provato a mascherare con alcuni guizzi la stanchezza evidente di alcune pedine fondamentali, senza però mantenere il giusto equilibrio sulla linea mediana, e per questo esponendosi troppo alle ripartenze del Torino che specula su situazioni del genere. Squadra non al top, in simbiosi con l'inguardabile maglietta nera stile Halloween: si è capito subito che non sarebbe stata una serata facile dopo un paio di uscite fasulle di Koulibaly dalla propria area ma soprattutto la percezione negativa s'è avvertita al momento del rigore (netto) guadagnato da Di Lorenzo e sprecato dal capitano: esecuzione blanda e poco convinta, Milinkovic-Savic si è ritrovato la palla tra le mani senza nemmeno più di tanto. È il terzo rigore su quattro fallito, sarebbe più che mai opportuna una riflessione per il futuro: chi sarà il prossimo rigorista?
Osimhen ha verticalizzato e trascinato i suoi in avanti senza adeguata assistenza: fuori giri, oltre a Insigne, anche Politano mentre di Zielinski si sono perse le tracce in zona offensiva. Il Torino ha commesso un po' di errori, su tutti quello di non aver concretizzato gli spazi lasciati liberi dai disordinati attacchi partenopei. Le marcature a uomo disposte da Juric sui centrocampisti e su Fabian Ruiz hanno funzionato bene ma quando c'era da ripartire, Sanabria e Brekalo hanno sciupato troppo, addirittura un contropiede quattro contro due poco prima dell'intervallo.
Ripresa maledetta con l'illusione di Di Lorenzo cancellata dal Var e con il palo di Lozano, diventata benedetta con il miracolo di Ospina su Brekalo e con la testa bionda di Osimhen che nel finale incorna un Toro bravo nel pressare ma troppo difensivo.
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