"A Parigi per il sogno di mio fratello Pippo"

La sorella del canottiere scomparso un anno fa: "Voleva andare alle Olimpiadi"

"A Parigi per il sogno di mio fratello Pippo"

Un teatro per Pippo. A un anno dalla morte di Filippo Mondelli, il nome del campione del mondo di canottaggio nel quattro di coppia stroncato da una malattia ossea è stato abbinato un tempio della cultura. Dal 29 aprile 2022, infatti, Sabaudia la culla del remo azzurro ha tra i suoi impianti il Teatro Fiamme Gialle «Filippo Mondelli». Il modo migliore per ricordarlo e non dimenticarlo. Un'occasione particolare per la famiglia, a cominciare dalla sorella Elisa che sogna di approdare all'Olimpiade, mancata dal fratello proprio a causa della malattia.

Elisa, è davvero così?

«Sì, è questo il mio obiettivo: Parigi 2024. Penso sia il sogno di ogni sportivo, per chi pratica a questi livelli. Lo era di Filippo e, adesso che non c'è più, è diventato il mio».

Quella di Sabaudia che cerimonia è stata?

«Ricca di emozioni. Oltre alla mia famiglia, c'erano tanti ragazzi del canottaggio, più i rappresentanti delle Fiamme Gialle, il gruppo sportivo di Filippo, e delle istituzioni».

Le Fiamme Gialle hanno organizzato in onore di suo fratello anche la «Challenge Filippo Mondelli», una gara promozionale di indoor rowing per raccogliere fondi da devolvere all'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, ospedale che ebbe in cura proprio Pippo.

«Sì e hanno partecipato in tanti! Sono stati raccolti oltre 10.000 euro da donare in beneficenza».

Come l'hanno accolta in squadra Giacomo Gentili, Luca Rambaldi e Andrea Panizza, i compagni di barca di Filippo nel «quattro di coppia»?

«Come la sorellina del gruppo, sono sempre i primi a salutarmi in raduno».

Prossime gare?

«Non è ancora iniziata la stagione e mi sto allenando in vista dei due appuntamenti più importanti, gli Europei di Monaco ad agosto e i Mondiali in Repubblica Ceca a settembre».

Prima della diagnosi del tumore Filippo, insieme ai suoi compagni di squadra, aveva compiuto l'impresa nel 2018 di vincere sia l'oro iridato che continentale.

«Le sue medaglie d'oro sono state una gioia immensa, un raggiungimento di un obiettivo cercato da anni, perché per arrivare a quei livelli ti bisogna allenarsi davvero tanto, facendo tanti sacrifici».

Un valore che le ha insegnato Filippo?

«Tutta la nostra famiglia, dagli zii ai nonni, ha la tradizione del canottaggio, sport di fatica. Lui sì, in questo aspetto, è sempre stato un punto di riferimento. Non era soltanto un fratello maggiore».

Le medaglie di suo fratello dove le avete

conservate?

«Abbiamo chiesto a nostro zio, che fa il falegname, di creare delle bacheche dove tenere tutte i cimeli della nostra famiglia. Lì custodiamo tutte le medaglie di Filippo. Ma spero di aggiungerne un'altra...».

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