Paris, l'ultimo acuto vale la coppa di superG: "E ora penso a cantare"

Ad Andorra la 7ª vittoria stagionale: nessun azzurro vinceva così tanto dai tempi di Tomba

Paris, l'ultimo acuto vale la coppa di superG: "E ora penso a cantare"

Soldeu Per Dominik Paris ormai il difficile non è vincere, ma affrontare e sopportare il dopo gara. Interviste, foto, feste e richieste non fanno per lui, lo stressano molto più di una discesa a centoventi all'ora fra salti assassini e curve su uno sci solo. «Veloci per sta foto, sveglia!» urla al suo staff che ha cantato per lui l'inno di Mameli sotto il podio. «Un'intervista con la coppa in mano? No», taglia corto a chi gli chiede di ammirare da vicino la sfera di cristallo. «Lanciarla in aria? Ma sei matto, io non faccio certe cose!» risponde invece a un fotografo che cerca uno scatto con effetti speciali. Domme è così, prendere o lasciare.

E chi lascia, peggio per lui, perché un campione del genere è un tesoro inestimabile, e pace se non ci regalerà mai interviste leggendarie o aneddoti da titoloni, lui i titoloni li fa fare vincendo rivincendo e stravincendo. Ieri gara e coppa con la terza doppietta discesa-superG stagionale dopo Bormio e Kvitfjell, ottava vittoria se contiamo anche la discesa di Kitzbühel e il superG Mondiale. Sei diventato imbattibile? gli chiedono, e lui evita la falsa modestia: «La fiducia con cui sto sciando mi rende effettivamente difficile da battere, riesco ad andare al limite in sicurezza, sbaglio poco e sono veloce ovunque, ma questo non significa che gli altri non possano fare meglio».

Ma chi? Ma dove? Paris è al momento davvero imbattibile e per scherzare gli chiediamo se a queste finali proverà a fare anche il gigante, sabato. «Ho deciso per il no, perché il meteo dà temperatura in rialzo e io sulla neve che si scalda e sul sale non sono bravo». E giù una risata come a dire che non teme Hirscher o Kristoffersen, no, teme il sale sulla pista! Scherzi a parte, la stagione di Paris si chiude qui, anzi no, settimana prossima farà le gare dei campionati italiani a Cortina sulle piste che nel 2021 ospiteranno i Mondiali. La coppa del mondo però è finita, con un bilancio che parla di vittoria nella classifica di superG (secondo italiano dopo Peter Runggaldier nel lontanissimo 1995), secondo posto in quella di discesa, quarto nella generale con 950 punti, ma il podio sarebbe stato suo se in calendario non ci fossero state 12 gare di slalom, uno squilibrio davvero inaccettabile a cui la federazione internazionale dovrebbe porre rimedio. Le vittorie di tappa sono state sette, solo Hirscher ha fatto meglio con dieci. La stagione di Paris è stata la migliore di un italiano dai tempi di Alberto Tomba che, sempre nel lontanissimo 1995, vinse la classifica generale oltre a quelle di gigante e slalom.

«Come ho fatto? Non ho idea» ride, ma in realtà la spiegazione è molto semplice: per la prima volta in vita sua, nella primavera del 2018 al termine di una stagione che lo aveva molto deluso, Dominik si è deciso a lavorare seriamente sulla messa a punto del materiale, scarponi in particolare, per trovare quelli più adatti alla sua tecnica, alla sua potenza, alla sua necessità di sentire bene lo sci sotto i piedi. «Ora tutto funziona, sono diventato più completo e regolare, vincere la coppa del mondo è un sogno diventato realtà, era da tanto che la inseguivo e che sia arrivata in superG piuttosto che in discesa cambia poco». E poco sembra aver cambiato il fatto di essere diventato papà a luglio: «Un figlio cambia la vita, ma non il modo di sciare o di essere atleta.

Di sicuro ti schiarisce la mente e ti fa concentrare di più sulle gare, per poi avere tempo e serenità da dedicare alla famiglia. Adesso però è finita, l'estate mi aspetta con tanti festival dove canterò e suonerò, ci vediamo la prossima stagione e di interviste basta per un po', ok?».

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