Milano Stefano Pioli non ha conti da regolare con il Milan. Al contrario sente di dovere a Max Allegri, finito nella tempesta del dopo coppa Italia, un commento che ha il sapore di una sentita solidarietà. «Da lontano non posso dare giudizi alla vicenda Juve, dico solo che da noi sono esagerati sia i complimenti che le critiche». Lui invece è pronto a lasciarsi con un sorriso e una stretta di mano.
Ecco la prova: «Col club ho avuto e ho un grande rapporto fino alla fine». Sembra un allenatore (l'uomo lo è da sempre probabilmente, ndr) pacificato con sé stesso e col suo lavoro durato quasi 5 anni e un fatturato (1 scudetto, 2 secondi posto, 1 semifinale di Champions league) di tutto rispetto. Nel provvisorio bilancio di un addio, anticipato di qualche giorno appena, non c'è nemmeno l'indisponibilità a qualche cenno di serena autocritica, limite questo spesso tradito da alcuni suoi colleghi. Anzi, al contrario, Pioli centra al volo il bersaglio: il mancato rinnovo contrattuale col Milan è responsabilità di una dolorosa eliminazione. «Il rimpianto è quello di non aver dato il massimo nelle due sfide con la Roma di Europa league».
Sui numeri riconosce la fragilità tecnica della stagione: 95 fin qui i gol collezionati tra campionato e coppe, può chiudere a quota 100 senza aver vinto. Riflette Stefano Pioli: «La spiegazione è semplice: c'è chi ne ha segnati di più e incassati di meno». Che è poi il limite principale di quest'ultimo suo Milan nel quale «i nuovi acquisti hanno reso al meglio e dopo un anno di ambientamento potranno fare di più, questo è un gruppo bellissimo».
Ecco infine il suo turbamento: dover lasciare i vialetti di Milanello. «Mi sono emozionato, so di aver toccato con mano la magia dello scudetto, non posso perciò che essere grato al gruppo di calciatori». Ai quali destina una sorta di premio stasera a Torino.
«Ho promesso loro che proverò a far giocare tutti perché se lo meritano dopo aver conquistato il secondo posto» la notizia che tiene conto anche dello stato febbrile di Theo Hernandez e della decisione di lasciare a Giroud e Kjaer la passerella nella partita finale con la Salernitana a San Siro.
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