"Pioliout" è un giochino che non piace a tutti. Fischi alla società come benvenuto a Fonseca

Quando il club puntò su Giampaolo i garanti erano Boban e Maldini, ora forse c'è meno autorevolezza. Anche se Ibra...

"Pioliout" è un giochino che non piace a tutti. Fischi alla società come benvenuto a Fonseca
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Milano - Riavvolgiamo il nastro dell'ultima notte milanista di Stefano Pioli a Milano per dare conto di qualche dettaglio in più e della scoperta che quello dei social - con il «pioliout» - non è l'unico sentimento del mondo Milan. Chi ha guidato alla conquista dello scudetto «indimenticabile» ha ricevuto all'atto del congedo un attestato da brividi e da applausi a scena aperta. E, nell'occasione, proprio l'interessato ha mostrato una serenità che di solito non accompagna le rotture premature dei contratti. Addirittura Pioli ha garantito: «Ho dato tutto e ricevuto tutto». Prima di declinare un'altra verità che testimonia la sua onestà intellettuale: «è sicuramente arrivato il momento di chiudere questa esperienza!». Non era pronto, insomma, per continuare. E qui bisogna aggiungere un altro particolare interessante, finora taciuto dalle parti, ma svelato dalla fonte principale (gli agenti di Pioli): la formula contrattuale adottata per la separazione è quella dell'esonero con clausola che prevede, nel caso di chiamata da parte di un altro club, una rescissione consensuale a cifre già stabilite.

Nel ripartire dal dopo Milan-Salernitana non si possono nemmeno ignorare i fischi a Scaroni (presidente) e Furlani (ad) inquadrati dal maxi-video dello stadio all'atto della premiazione di Kjaer. Cosa rappresentano? La risposta è semplice: rappresentano la sfiducia nel loro operato e nella scelta di Paulo Fonseca, portoghese, prossimo successore di Pioli sulla panchina rossonera. Eppure, viene da ricordare, anche la prima scelta della famosa coppia Boban-Maldini fu Marco Giampaolo che rappresentava, al di là del diverso passaporto, la stessa quota di rischio assunta con l'avvento del portoghese. Con una differenza che deve portare a qualche riflessione di fondo: dopo soli 7 turni, sulla spinta propulsiva di Boban che aveva capito in anticipo l'errore commesso, Giampaolo venne esonerato, al suo posto - svanito Spalletti per l'opposizione dell'Inter a liquidargli comunque lo stipendio - arrivò Stefano Pioli e cominciò la lunga, faticosa ma meritoria attraversata del deserto calcistico.

Lo scetticismo che circonda l'arrivo del nuovo inquilino di Milanello è moltiplicato dal dispetto nel vedere Antonio Conte diretto verso Napoli.

Oggi non ci sono più né Boban né Maldini ma la figura imponente, sul fronte mediatico, è quella di Ibrahimovic che ha di sicuro collaborato con Moncada alla scelta del profilo di nuovo allenatore e dovrà impegnarsi a fondo nel difenderlo la prossima stagione, ma non pubblicando foto con qualche didascalia sul suo account di Instagram, ma dal vivo, in diretta, con calciatori e tifosi appena qualche risultato di segno contrario dovesse turbare il clima di San Siro. Clima che soltanto nel finale di sabato ha recuperato emozioni e commozione, scene mai viste dopo un campionato finito così, e forse per questo ancora più significative in vista degli sviluppi futuri.

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