Un anno fa, a due settimane dalla presentazione ufficiale, il Conte furioso sferrava già la prima picconata alla sua Inter. Un fiume esondato alla minima pioggerellina d'un calcio d'estate. «I problemi vanno risolti, ho parlato con il club, ma ancora non si è mosso nulla - dichiarò da Singapore, alla vigilia di un'amichevole contro il Manchester United -, adesso servono i fatti, siamo già in ritardo». È terminata la sua prima stagione, il carico è diventato da novanta, con una tempesta per brindare al secondo posto, «il primo dei perdenti, che per me non significa nulla», per dirla sempre con le parole del protagonista.
Quasi una moda, un'abitudine quel profluvio di critiche e stoccate, a maggior ragione se dopo un successo sul campo. La prima annata è stata caratterizzata da un copione assodato, con la penultima puntata andata in scena appena una decina di giorni fa, a proposito di un calendario definito folle: «Quando l'hanno stilato forse non c'eravamo, il problema è che qui certe domande me le faccio solo io». I dirigenti da prassi sono stati l'obiettivo principale, come per l'intemerata di Champions dopo il tonfo di Dortmund («Si poteva programmare molto meglio, mi sono scocciato di dire sempre le stesse cose. Perché non parlano anche loro?») o con punture ai giocatori che fanno male soprattutto psicologicamente: «A parte Godin nessuno ha vinto nulla. A chi chiediamo di più? A Barella che arriva dal Cagliari? A Sensi, acquistato dal Sassuolo? Ai calciatori dico grazie, stanno dando l'anima».
Il giorno dopo l'eruzione di Bergamo i social si sono divisi, ma in tanti hanno rispedito le critiche al mittente, ricordandogli la solita juventinità innata e rendendo il #ConteOut l'hashtag di tendenza su Twitter. Qualcun altro, in crisi d'identità, si è chiesto: «Ma è pazza Inter o pazzo Conte?».
Ai piani più alti l'ex Icardi si è lasciato andare a una story su Instagram con delle faccine fraintendibili, quasi a volersi togliere dei sassolini, mentre il presidente Zhang (colui «che sta in Cina», come sottolineato da Conte) si è esposto con i complimenti, senza aggiungere nulla («Grande lavoro di tutti») e con l'intenzione di prendere tempo. Arriverà la resa dei conti, dopo l'Europa League. Per adesso Conte è forte dei risultati. E si tiene stretta la licenza di sparare a zero in casa propria.
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