Procura, nessun caso E Boniek: «A me dicevano lavavetri...»

Jacopo GranzottoIn Italia la partita vera si gioca al fischio finale. È allora che comincia la caccia, e lì che si misurano gli uomini capaci di leggere le labbra. Perché è il labiale politicamente scorretto che fa notizia. Benvenuti in serie A, il torneo del pettegolezzo più che del gesto tecnico. Messi e Ronaldo non giocano qui, evidentemente. E così Daniele De Rossi paga pegno per non essersi messo la mano davanti alla bocca nel momento di apostrofare Mandzukic. Non sarà squalificato però: l'arbitro non ha annotato alcunché sul referto. E per la Procura Federale questo non è caso da prova televisiva con squalifica che scatterebbe solo per atti violenti o frasi blasfeme (tipo bestemmie). Insomma, De Rossi più che la squalifica meriterebbe una tiratina d'orecchi. Per fortuna a sdrammatizzare arrivano Zamparini («lasciate che i calciatori si insultino, lasciateli giocare in pace») e l'ex juventino e romanista Zibì Boniek. Che attacca. «Ma stiamo scherzando? In campo queste cose sono sempre successe, quando sei arrabbiato una frase può scappare, che centra il razzismo?». Boniek ricorda: «Durante le partite qualche volta lavavetri qualcuno me lo ha detto, ma andare a giudicare un labiale!...». Più o meno sulla stessa linea mister Allegri: «I giocatori in campo si dicono tante cose che se uno le annotasse non finirebbe più»).

Anche Spalletti difende De Rossi: «Insegneremo a Daniele a mettersi le mani davanti alla bocca. Ma Mandzukic ci ha preso per il culo per 10 minuti...». Di parere opposto l'associazione pro rom «21 luglio» che auspicava «un intervento della giustizia sportiva sul calciatore Daniele De Rossi».

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