Prima o poi doveva capitare, prepariamoci alla grande sfida tra Froggies e Rosbif, sono i soprannomi di francesi e inglesi che si affronteranno nel quarto di finale ma hanno poco in comune eppure molto si amano e si detestano assieme. Perché ci sono un tot di cose che ai francesi non vanno giù, la guida a destra, la famiglia reale con tutti gli annessi, l'ossessione per il the e quella per il calcio, l'improbabile cucina e l'assenza di una cultura dei vini, la Brexit e, soprattutto, i calzini alla caviglia. Per arrivare alla sfida i francesi si sono liberati della Polonia mostrando il loro puma, Mbappé che va oltre la mistica e il golaaasso barbaro, è sostanza, è corsa, è forza, con qualche numero d'artista, seguendo la tradizione del grande calcio transalpino da Just Fontaine a Raymond Kopa, da Michel Platini a Zinedine Zidane. L'Inghilterra non ha gli stessi gioielli della corona di Southgate, nella partita safari dei Tre Leoni contro i Leoni di Teranga, il Senegal, ha prima annoiato e poi, di colpo quasi, ha alzato la testa e la cresta, con quel superiority complex che contraddistingue il Paese e la critica calcistica.
C'era il rischio di una Brexit, questa di vergogna rispetto alla scelta politica, la squadra non eccita ma ha la fantasia dei little boys, ha un paio di elementi sopra media, Kane e Bellingham, (di anni diciannove, prenotato dal Real Madrid), il resto è football consueto con una difesa abbastanza pesante e dunque poco agile se si pensa alle due vetture da Formula 1 di cui dispone Didier Deschamps sui fianchi, Dembele e Mbappé contro i quali la coppia di diesel inglesi, Walker and Shaw, sollevano preoccupazioni all'allenatore e al resto del Regno Unito. Da oggi a sabato dieci si prevedono titoli vari su rane, roastbeef, king Charles III e monsieur Macron, i sottomarini australiani, la tour Eiffel e il Big Ben. Beati loro.
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