Non è quello che serviva in quest'epoca di estrema emergenza, cioè la radiazione e l'avvio alla pastorizia di chi si fa pizzicare, ma è comunque un passo storico: quattro anni di squalifica all'atleta che venga trovato positivo al doping, con certezza di prove.
A deciderlo, dopo estenuanti trattative con alcuni sport molto tiepidi - e chissà perchè - e con alcuni Stati ancor più tiepidi - e chissà perchè - è la sempre più potente Wada, l'Agenzia mondiale dell'antidoping, sostenuta e finanziata dalla maggioranza dei Paesi civilizzati.
La scure dei quattro anni comincerà ad abbattersi nel 2015. In sostanza, si raddoppia la pena prevista finora, i famosi due anni, troppe volte rivelatisi un buon affare, il male minore, per il truffatore pescato con il sorcio in bocca. Sino ad ora, bastava un paio di stagioni fermi ai box e poi si ricominciava come se niente fosse, belli come il sole. Adesso sarà tutto molto più complicato: restare fuori dalle competizioni per un quadriennio sarà molto pesante, perchè qualunque atleta di qualunque sport fatica enormemente a tenersi in forma senza gareggiare. A squalifica scontata, sarà praticamente impossibile ripresentarsi a certi livelli. Senza contare che in un arco di tempo così lungo, prima o poi c'è sempre una moglie o una mamma che prende per il bavero il soggetto a riposo chiedendogli se non sia il caso di cambiare mondo, progetti, abitudini, passando ad un lavoro più serio e più remunerativo.
Non saranno certo i quattro anni di squalifica a cancellare per sempre il doping dallo sport: questa resta a pieno titolo un'utopia.
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