Quei giovani snobbati dal calcio italiano

Kovacic è l'ultimo della serie. Prima di lui Roberto Carlos, Patrick Vieira, Thierry Henry. Discorso diverso per Marco Verratti (valorizzato all'estero)

Quei giovani snobbati dal calcio italiano

Se avrà fatto bene o no, lo scopriremo nelle prossime puntate. Fatto sta che, cedendo Mateo Kovacic al Real Madrid, l’Inter ci ha sicuramente guadagnato in termini pecuniari: lo acquistò dalla Dinamo Zagabria nel 2013 a 15 milioni di euro, lo ha venduto alle Merengues qualche giorno fa per 35 più bonus. Un’ottima plusvalenza che riporta il club milanese in linea con i parametri Uefa, senza dover fare a cazzotti con il fair play finanziario. Tradotto in soldoni, sia santificato Florentino Perez che ancora una volta ha aperto il forziere in faccia ai nerazzurri. Tradotto in termini tecnici, il dibattito è accesissimo. C’è chi è convinto che il 21enne croato non disponesse dalla sicurezza e della costanza necessarie per imporsi all’Inter, chi invece pensa fosse più saggio attenderlo per poi consegnargli i cardini della squadra. Kovacic, però, non è l’unico giovanotto dalle belle speranze ad avere tra i piedi l’opportunità di farcire di rimorsi chi non ha creduto in lui.

Diversi baby talenti sono stati ritenuti acerbi e inadeguati per la Serie A e perciò rispediti all’estero come pacchi postali senza ricevuta di ritorno. Ci viene in mente, tanto per restare sotto la curva Nord, un certo Roberto Carlos. Che al termine di una stagione trascorsa a farsi dare del “tatticamente indisciplinato” da Roy Hodgson, nel ’96, a 23 anni, viene regalato per 7 miliardi di lire proprio al Real Madrid. Dove diventerà uno dei terzini brasiliani più forti di tutti i tempi. Pensiamo a Patrick Vieira. Giunto nel ’95 al Milan a sole 19 primavere dopo essersi messo in mostra a Cannes, il francesone resta a far compagnia a Fabio Capello in panchina, fino a quando nel ’96 non si trasferisce all’Arsenal che su di lui punta 4 milioni di sterline e mezzo. Scommessa vinta: in Inghilterra Vieira si rivela una saracinesca sulla mediana. E’ innegabile che il manager Arsène Wenger, rinomato talent scout, abbia sempre avuto un debole per i suoi compatrioti d’Oltralpe. Vedi anche Thierry Henry. Strappato al Monaco dalla Juventus per ovviare alla lungodegenza di Del Piero, nel primo semestre ’99 l’allora attaccante 21enne la butta dentro tre volte, poi chi si è visto si è visto. Sbolognato ai Gunners per 10 milioni di sterline, a Londra si tramuta in una leggenda vivente.

Discorso a parte per Marco Verratti, tipico esempio del genio italico valorizzato solo al di là dei confini. Nel 2012, a 19 anni, dopo aver condotto il Pescara alla promozione nella massima categoria, viene rapito dal Paris Saint-Germain che paga 12 milioni di euro. E se oggi è il regista più estroso della Ligue 1, nonché uno dei giovani più appetibili sulla vetrina internazionale, il “merito” va anche a quei top club nostrani (in particolare la Juventus) che per lui hanno speso parole di elogio ma non un centesimo, recapitando ai cugini francesi l’onore di celebrarlo come loro figlio adottivo.

Neppure il ct Antonio Conte gli sta dando piena fiducia in Nazionale, a meno che Andrea Pirlo, emigrato negli States, non decida di appendere la maglia azzurra all’attaccapanni. Allora Verratti avrà la strada spianata verso i prossimi Europei. E chissà, magari anche verso casa.

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