Il tiebreak evapora, assieme all'oro. Il titolo è della Serbia, leggermente favorita, campionessa d'Europa, vicecampione olimpica, passata per 15-12 dopo avere rimontato per due volte. La finale sembrava italiana dopo il primo, serba con il secondo più netto, poi di nuovo azzurra, quindi equilibrata. Al quinto decidono la fisicità rossoblù, l'esperienza, la vigoria, la bordata di Mihajlovic, il muro. È comunque un mondiale da 9 per l'Italia, un argento vivo con 11 successi in 13 gare, per la squadra più giovane, fra quelle di vertice. Un garanzia per il futuro azzurro di questo sport. Il podio era l'obiettivo massimo, la finale non era preventivata, sono state settimane all'insegna delle pantere italiane, Egonu, ieri 33 punti, meno saettante, e di Sylla, 10. Al centro Danesi è al solito efficace, sorprendono i 14 di Lucia Bosetti, signora ricezione, signora utilità, emersa anche negli istanti chiave.
Il cambio di Carlotta Cambi, per Lia Malinov, non è sempre determinante, neanche la mossa Elena Pietrini, sul parquet brevemente. Resta l'argento vivissimo ma pure la sensazione di avere buttato una chance enorme, assolutamente. Come nel '96, ad Atlanta, quando l'Italia perse 3-2 con l'Olanda, in finale ancora più equilibrato, ma a sorpresa, perché era favoritissima. Come 4 anni prima, ma ai quarti. Resta l'unico titolo iridato, del 2002, per un movimento che ritrova la brillantezza di un decennio fa. La nazionale è sorretta da una buona difesa, ha concesso troppo nel secondo e nel quarto, quasi aspettava il tiebreak, lì però ha subito la verve delle slave.
Gli occhi erano meno sicuri, Egonu ha vissuto settimane fra Cristiano Ronaldo e Bobo Vieri, tra Pippo Inzaghi e Paolo Rossi. È premiata come miglior opposto e l'Italia fa incetta di premi individuali con Myriam Sylla, come schiacciatrice, con Monica De Gennaro, da anni miglior libero, e con la palleggiatrice Malinov, che raccoglie l'eredità di Lo Bianco, dopo l'olimpiade orchestrata da Alessia Orro. Miglior giocatrice è la serba Boskovic, l'altra schiacciatrice è la cinese Zhu, non più la numero uno al mondo. Al centro, Yan (Cina), terza grazie al 3-0 sull'Olanda, e Rasic, la serba determinante nella final six e ieri. Fa specie che la nazionale battuta abbia 4 insignite su 7, il doppio dell'oro, peraltro meritato, e che i Paesi Bassi siano proprio senza allori.
L'Italfemminile torna superiore al maschile, come media podi, a inizio decennio con Berruto e poi con Blengini c'era stato il netto controsorpasso, e la semifinale di Milano 2014 era stata l'unico squillo in gonnella. Le 7 principesse si rituffano sul campionato, hanno due anni per Tokyo 2020 e lì l'obiettivo sarà il primo podio della storia. Duro, non impossibile. L'Italia è baby e piace, incolla milioni di spettatori. È multietnica, magari con qualche bellezza in meno rispetto alla generazione precedente, di Gioli e Piccinini. Il movimento chiede il podio a cinque cerchi, l'attenzione del Coni c'è già e pure degli sponsor, resta peraltro lontana dall'interesse al maschile, la serie A. La Serbia è stata superiore al servizio e a muro, ha commesso 6 errori in meno. Solo Busa non era al top, fra le azzurre Chirichella è capitana ma anello debole, con 3 punti. Resta la grande amarezza, per la fidanzatine d'Italia, come a Euro 2011 al maschile, con Berruto d'argento. Se gli uomini sono senza titoli da Roma 2005, le donne sono ferme alla coppa del mondo 2011. Mazzanti ha rialzato la nazionale, il presidente Bruno Cattaneo è appagato.
Avremmo firmato per un quinto e un secondo posto, un mese e mezzo fa, ma la speranza era che fossero rovesciati. Sei donne su 7 sono al top, non lo erano Juantorena, Anzani e Lanza. Al centro, manca qualcosa a entrambe le nazionali. Scambiamo i ct?
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