Ha negli occhi gli ulivi di San Damiano, sulle colline di Assisi, e nel cuore la voglia di ricavarsi il proprio eremo: «Dopo 20 anni di impegni ravvicinati, di stress e viaggi, ho solo voglia di staccare». Andrea Ranocchia cerca un rifugio, lontano dal giocatore che è stato. Maieutica e maturità, 158 giorni dopo l'infortunio di Napoli che ha messo fine alla sua carriera: una frattura del perone e interessamento dei legamenti della caviglia destra, alla seconda di campionato. Quando aveva appena iniziato l'avventura col Monza.
Innanzitutto, Ranocchia, come sta?
«Mi sto riposando, mi godo la famiglia e gli amici. Sto ritrovando l'equilibrio, ma fisicamente sono ancora condizionato dall'infortunio».
Un mese esatto dopo il crac, ha annunciato l'addio al calcio. Ripensamenti?
«No. Un infortunio così grave, alla mia età, ha solo accelerato una decisione che avevo già maturato nel tempo».
Con il Monza aveva un biennale. L'avvio difficoltoso della neopromossa ha inciso sulla sua scelta?
«Ha influito come mi sentivo negli ultimi mesi. La tipologia del mio fisico richiede tempo per entrare in forma: in serie A devi stare bene, altrimenti fai figuracce. Ho avuto una bella carriera, sono stato contento di chiudere».
Cosa la spinse in estate ad accettare la proposta dei brianzoli?
«Mi piaceva il progetto. È una società sana e lo sta dimostrando, con tanti investimenti in strutture e calciatori. Galliani mi disse che c'erano 13 cantieri aperti da stadio e centro sportivo. Il Monza negli anni potrà solo fare bene, c'è voglia e capacità di portarla in alto».
La squadra ha svoltato dopo l'avvicendamento tra Stroppa e Palladino: che idea si è fatto?
«Stroppa non ha avuto un lavoro facile, a inizio luglio ogni due giorni arrivava un nuovo giocatore. Era una squadra in costruzione e questo non l'ha aiutato. Palladino è stato mio compagno al Genoa, lo conosco da giocatore e non da allenatore, ma ha dato un'identità alla squadra».
La matematica, prima del Sassuolo, diceva che la posizione da Conference League era a soli 4 punti. I suoi ex compagni dovranno badare a salvarsi o possono puntare a qualcosa di più?
«Il Monza ha beneficiato dello stop del campionato, è riuscito a lavorare un po' meglio. Dove può arrivare non lo so, ma mi auguro innanzitutto che si salvi».
È ancora in contatto con il mondo del calcio?
«Ogni tanto qualcuno lo sento, ma venivo da un periodo un po' complicato. Mi sto disintossicando, vedo pochissime partite, mi sto concentrando su un'altra tipologia di vita».
Però anche soffermandosi solo sulla classifica, in molti però dicono che il campionato è già chiuso. È davvero così?
«È un anno particolare, spezzettato dai Mondiali. A parte il Napoli stanno faticando tutte. A questo punto, è solo il Napoli che potrà perdere lo scudetto».
La «sua» Inter, dopo la Supercoppa è crollata con l'Empoli. Incidente o cos'altro?
«La squadra è stanca e quando si arriva da un successo il calo psicologico è quasi normale. Certo è che i punti persi pesano tantissimo».
Neanche il Milan se la sta passando bene. Ragioni della crisi?
«L'ho visto un po' sulle gambe e non a posto neanche a livello mentale».
Alla Juve basterà far leva sull'orgoglio, dopo la penalizzazione?
«Con i punti di penalità ora è proprio lontanissima...».
Insomma, sta dicendo che i jolly nel mazzo potrebbero arrivare dalle romane? Magari dalla Roma di Mourinho...
«Mourinho ha trovato la quadra e ha un Dybala davvero in forma. Il mister sotto questo punto di vista è un grandissimo, lo ha dimostrato da tutte le parti. Diranno la loro da qui alla fine...».
In vista di quel momento, Andrea Ranocchia avrà deciso cosa fare da grande?
«Mi sono iscritto a un corso di inglese. Non so in che modo, ma so che nel mio futuro c'è ancora calcio».
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