A novantatre anni si è spento nella sua casa di Milano Edoardo Mangiarotti, campione di scherma e vincitore di ben tredici medaglie olimpiche. L’ultimo dei grandi "moschettieri d’Italia", uno dei principali interpreti di una straordinaria stagione della scherma italiana. Un mito, e non solo della pedana azzurra.
Nato a Renate (Milano) nel 1919, specialista di spada e fioretto, allievo e figlio del Maestro Giuseppe Mangiarotti, partecipò ai Giochi del 1936 a Berlino (1 oro), del 1948 a Londra (2 argenti - 1 bronzo), del 1952 ad Helsinki (2 ori - 2 argenti), del 1956 a Melbourne (2 ori - 1 bronzo) e del 1960 a Roma (1 oro - 1 argento). In queste due ultime edizioni dei Giochi fu portabandiera azzurro. Tra olimpiadi e mondiali Mangiarotti mise al collo trentanove medaglie d'oro: nessun altro azzurro, in assoluto, è mai riuscito neanche ad avvicinare questo primato.
La notizia arriva durante i campionati italiani di scherma. Le gare sono state fermate per un minuto in segno di cordoglio. Il presidente della Federscherma, Giorgio Scarso, lo ricorda così: "Se ne è andato il più grande atleta della nostra disciplina, c’è grande commozione in tutti noi. Dobbiamo dare in ogni competizione il massimo e tirare ogni stoccata con l’infinita passione che lui aveva per questo sport".
"Edoardo Mangiarotti ha rappresentato tutto - commenta ai microfoni di Sky Sport il presidente del Coni Gianni Petrucci -. È la medaglia d’oro in paradiso. Era l’atleta più rappresentativo del nostro sport, non solo della scherma. Lunedì ero a Milano - ha aggiunto Petrucci - e la figlia mi aveva detto che suo padre non stava bene. Mi ricordo che stava sempre in prima fila per vedere la sua scherma. Seguiva con maggiore interesse i nostri atleti, ma anche tutto il movimento. Se n’è andato, ma in paradiso arriva ora l’atleta più rappresentativo".
Vezzali: sarà con me a Londra
"Se ne va un emblema ed un modello - dice la portabandiera azzurra alle prossime olimpiadi Valentina Vezzali -. Mangiarotti è stato sempre presente ad ogni Olimpiade e ricordo sempre la passione con cui ci seguiva dalla tribuna ed i suoi abbracci finali. A Londra ci mancherà, ma sarà con noi nel ricordo. Sono sicuro che sarà con me anche nel giro di campo con la bandiera in mano".
Montano: un mito e un amico di famiglia
"Con mio nonno sono stati compagni di squadra alle Olimpiadi di Londra '48 - ricorda un altro campione della scherma, Aldo Montano -.
Voglio ricordarlo quindi come un amico di famiglia, ma soprattutto per il suo modo di seguire la scherma ogni giorno, anche se ormai ben diversa da quella della sua epoca, con passione, attenzione e con una lucidità tecnica che lo portava anche a rivolgerci qualche 'tiratina d'orecchie' sempre con spirito costruttivo. Lo ricorderò sempre per quell'abbraccio caloroso dopo la vittoria ad Atene2004".
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