Scienza, tecnica e uomini. Ganna & Co, luccica l'oro dei Signori dell'anello

Inseguimento da leggenda di Lamon, Milan Consonni e Filippo che annienta i danesi

Scienza, tecnica e uomini. Ganna & Co, luccica l'oro dei Signori dell'anello

Sono le nostre facce tricolori. Il trenino azzurro, i quattro moschettieri che ci hanno condotto nell'olimpo dello sport con una prestazione monstre, sancita da tanto di record del mondo. Sono quattro amici al bar che pedalano in sincronia, sfruttando ogni scia e evitando ogni turbolenza, chiaramente dell'aria, per non finire all'aria.

Il quartetto è l'esasperazione della scienza e della tecnica abbinata all'uomo, e qui non ci sono solo quattro uomini, ma quattro ragazzi spaziali, con uno che ci conduce dritto dritto su Marte, Giove e fors'anche su Saturno. Sono quattro amici che ieri sera non sono andati al bar, ma hanno festeggiato finalmente e deliberatamente con del vino rigorosamente italiano e anche in questa occasione non si sono sprecati neanche un po'.

Il primo, anche in questo caso, è stato Francesco Lamon, l'unico vero pistard, il primo vagone del nostro trenino, «l'uomo dei dieci giri» al quale è spettato il compito di aprire le danze. Di far carburare i motori. È lui l'apripista di questo fantastico quartetto azzurro. Poi c'è Simone Consonni, l'uomo che alla fine della prova non regge lo stress e la fatica e sviene. C'è lui il «bimbo» di soli 20 anni, destinato a diventare qualcosa di molto grande: Jonathan Milan. Il friulano è stato l'ultimo ad inserirsi nel magico quartetto allestito da Marco Villa, ma in questo perfetto e collaudato connubio tra velocità e aerodinamica, linee e traiettorie e automatismi mandati a memoria fino all'ossessione, l'uomo in più e simbolo dell'Italia che pedala è Filippo Ganna. Se il mondo ha imparato a conoscere Tadej Pogacar (capace di bissare il successo del Tour a soli 22 anni), Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, noi possiamo mostrare orgogliosi il signore del tempo e dei tempi. Se Jury Chechi era il Signore degli Anelli, lui è il Signore dell'Anello. Un mix di potenza e stile.

Quattro mondiali dell'inseguimento, un mondiale della crono su strada, due titoli europei su pista, adesso l'oro del quartetto, dopo aver sfiorato per soli 2 il bronzo nella crono individuale su strada. A soli 25 anni è tanta roba, soprattutto tenendo conto del fatto che questo ragazzo su strada e nelle grandi classiche come la Parigi-Roubaix è ancora un diamante grezzo. «Volevamo fare qualcosa di grosso. Sapevamo di avere il paracadute, la medaglia d'argento, ma sinceramente non lo volevamo - ammette il fenomeno piemontese -. I ragazzi mi hanno messo nelle condizioni migliori. Posso assicurare che il lavoro che fanno Lamon, Milan e Consonni è più difficile del mio».

L'Italia del ciclismo è d'oro nel quartetto dell'inseguimento: non succedeva dall'edizione di Roma, Sessantun anni fa. Dice Marino Vigna, che con Arienti, Testa e Vallotto fu protagonista di quell'impresa: «Se la facessimo oggi, ci doppierebbero». A Tokyo succede nel modo più bello e indiscutibile, perché i Fantastici Quattro superano i campioni del mondo della Danimarca, addirittura ritoccando il primato mondiale del giorno prima (3'42'032 il nuovo limite su pista, ndr).

È un quartetto d'oro, al termine di una finale tiratissima, iniziata davanti e proseguita di rincorsa, con il patema più che concreto di non farcela. Poi arriva lui, Filippo Ganna, che sistema ogni cosa.

Quattro strepitosi giri conclusivi che ribaltano il verdetto e la storia, mangiando quasi un secondo ai rivali della Danimarca. L'Italia scrive ancora una bellissima storia di sport, i danesi si devono accontentare di raccontare ancora qualche favola.

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