Lo scudetto in due mosse. Il tabù casa da spezzare e il peso degli attaccanti

Non solo Giroud, se si fermano Osimhen o Dzeko e Lautaro... E Vlahovic cambia faccia alla Juve

Lo scudetto in due mosse. Il tabù casa da spezzare e il peso degli attaccanti

Quando il campo di casa diventa terreno «nemico». La corsa per lo scudetto passa per ora lontano dai fortini delle protagoniste del campionato. Se consideriamo anche la Juventus, nonostante le perplessità di Allegri e di molti addetti ai lavori, tutte le aspiranti al titolo 2022 hanno perso più partite in casa che in trasferta. E se tre colpi esterni sono arrivati in altrettante sfide dirette (Napoli e Milan si sono sgambettate a vicenda, i rossoneri hanno vinto il derby sul campo dell'Inter), l'artefice principale dei ko interni delle big è stato il Sassuolo, capace di vincere due volte a San Siro e allo Stadium della Juve. Il Napoli è già avvertito per la sfida del 1° maggio...

La squadra di Spalletti è quella che ha lasciato più punti al «Maradona» (16 in 14 gare casalinghe), quasi una maledizione nel campo intitolato all'idolo Diego: ben quattro i ko dei 5 collezionati in campionato quest'anno, perdendo oltre che col Milan, con Atalanta ed Empoli - corsare anche sul campo della Juventus -, e con lo Spezia, vincente pure in casa della truppa di Pioli che, segno del destino, sabato sera ospiterà proprio la squadra toscana di Andreazzoli. Quindici i punti persi davanti al proprio pubblico da Juve e Milan (peggio anche della Roma che però vanta una gara casalinga in più), solo dieci quelli lasciati alle avversarie dalla compagine di Inzaghi. Che, come appunto il Napoli e i cugini meneghini, è caduta solo una volta fuori casa: fatale al tecnico nerazzurro la gara da ex all'Olimpico contro la Lazio, come fatale è stata quella di Spalletti a San Siro contro Dzeko e compagni. E da ex (giocatore, però) ha perso Pioli a Firenze, l'unica battuta d'arresto esterna per i rossoneri.

Un tempo gli scudetti si vincevano soprattutto tra le mura amiche, ma la tendenza della serie A degli ultimi anni (e non solo per gli stadi chiusi durante il periodo critico della pandemia) è che le squadre vanno in trasferta per giocarsi le loro chance e senza vestire i panni di semplice sparring partner, anche se l'avversaria è di maggior blasone e tecnicamente più forte. Non a caso il numero delle vittorie esterne (96) è molto vicino a quelle interne (105).

Il nuovo primato solitario del Milan (nell'ultimo mese la coabitazione con il Napoli in testa è durata in realtà appena una giornata) si deve al francese Giroud e al suo gol di domenica alle pendici del Vesuvio. Già decisiva era stata la doppietta nel derby di un mese prima, segno che pure Pioli ha riscoperto il suo 9, chiamato a fare le veci di un Ibrahimovic che può giocare con il contagocce. Il contraltare è proprio il collega nigeriano del Napoli Osimhen: quando si è fermato lui per la frattura allo zigomo tra la fine di novembre e la metà di gennaio i partenopei hanno perso tre gare su otto. E lo stesso vale per gli attaccanti dell'Inter Dzeko e Lautaro, che ora sono ripartiti.

Poi c'è il fattore Vlahovic alla Juve: il centravanti arrivato a gennaio dalla Fiorentina ha già timbrato quattro volte il cartellino, segnando reti tutte decisive a Empoli, Villarreal e in casa con il Verona. Come dire, va bene prendere pochi gol (il Napoli è la migliore difesa con 20 subiti ma è solo terzo in classifica), conta però avere pure il principale terminale offensivo che la butti dentro.

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