Se lo sport virtuale "insidia" quello reale

Parnofiello, Ad di PG Esport: "I fan supereranno quelli di calcio e basket"

2,2 miliardi di euro: basta un numero per rappresentare cos'è oggi il mercato degli esport. Perché questi 2,2 miliardi sono l'indotto lordo che i videogiochi generano ogni anno: una cifra incredibile, destinata ad aumentare insieme al numero di persone che li seguono. «È importante non considerarli un trend passeggero, ma una realtà che cambierà le regole dell'intrattenimento sportivo - spiega Pierluigi Parnofiello, fondatore e ad di PG esport - Non è lontano il giorno in cui i fan degli esport supereranno quelli del calcio e del basket».

Una previsione che, se si concretizzasse, rischierebbe di stravolgere il concetto tradizionale di sport. Anche perché, se da una parte l'attività fisica è differente, dall'altra ci sono diverse somiglianze tra sport e esport, come l'allenamento, la preparazione atletica e mentale, la gestione dello stress, il gioco di squadra e così via: «In entrambe le discipline raggiungere livelli di eccellenza richiede un impegno a tempo pieno e la capacità di gestire al meglio tutti gli aspetti della professione». Ciononostante risulta difficile immaginare di vedere gli esport alle Olimpiadi: «A oggi le due realtà stanno bene e funzionano senza bisogno di dialogare, quindi rimango scettico, ma aperto al dialogo» commenta Parnofiello.

Eppure lo scenario degli esport ricorda molto quello degli sport classici, come sottolinea l'ad di PG esport facendo un paragone con l'industria del calcio: «Se togliamo il pallone e il campo e lo sostituiamo con un videogame, il resto del sistema è davvero simile, dalle competizioni alle squadre, dai diritti tv agli sponsor». Un movimento che inoltre ha inevitabilmente beneficiato della situazione legata alla pandemia: «In questo ultimo anno, il consumo di contenuto gaming è cresciuto, ma soprattutto ci si è informati di più sui media e lo scetticismo che storicamente lo caratterizza è in parte diminuito, sebbene la strada sia ancora lunga». E anche il mercato italiano sta emergendo, grazie alla creazione di tornei (come la eSerie A Tim) o a importanti partnership: «Noi di PG Esports, ad esempio, abbiamo accolto il Gruppo Amodei, storico protagonista dell'editoria sportiva, con l'obiettivo di comunicare alla community dei fan esport» racconta il fondatore.

Per il gaming è facile prevedere quindi un futuro roseo, ma sono ancora tante e diverse le sfide da affrontare. Utile, in questo senso, potrebbe essere una contaminazione tra sport e esport: «Lo sport dovrebbe trarre ispirazione dall'approccio più tecnologico e interattivo ai match e gli esports dovrebbero continuare a professionalizzare il settore sino ad ambire alle eccellenze dello sport tradizionale».

Ma anche qui la quantità di investimenti diventerà una discriminante cruciale, Parnofiello però è abbastanza sicuro su quello che sarà: «Gli esports diventeranno uno dei prodotti più seguiti a livello mondiale». E se lo dice uno che li conosce così bene, forse è il caso di crederci.

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