In alto i calici: è nata la Juve di Pirlo. Esaltata e magnificata, manco avesse battuto il Real Madrid e si avviasse a trionfare in Champions League. La misura questa sconosciuta, ecco. È bastato il rotondo successo contro una povera Samp («siamo stati pavidi», ha ammesso il suo allenatore Ranieri) per immaginare futuri trionfi e archiviare senza alcun rimpianto l'anno di Sarri: vero che trequarti del popolo bianconero non aspettava altro, vero anche che i novanta minuti dello Stadium non possono essere spacciati come verità assoluta.
Di sicuro Pirlo si è posto nella maniera giusta, ma su questo non era lecito avere dubbi: l'aplomb e il modo di fare sono juventini in tutto e per tutto, l'intelligenza calcistica non si discute e la sua capacità di rendere semplici anche le cose più complicate ha fatto il resto. Era così anche da giocatore, del resto. E Bonucci lo ha candidamente spiegato nel post partita: «Davi la palla a lui e sapevi che non l'avrebbe persa. Adesso succede più o meno la stessa cosa: trasmette serenità e tranquillità. In questo, è più simile ad Allegri che a Sarri».
Allegri, ecco. Uno per il quale «il calcio è una cosa semplice, non serve complicarlo troppo». Concetto che potrebbe anche calzare a pennello per il Pirlo pensiero: serve un esterno sinistro naturale e, invece di adattare De Sciglio, tocca al pressoché sconosciuto Frabotta. «Sa giocare, nessun problema», avrebbe poi raccontato il tecnico prima di ribadire di ispirarsi «al Milan di Ancelotti e alla Juventus di Conte, ma senza fare copia incolla». Poi, in fase di non possesso, un (quasi) normalissimo 4-4-2, certamente adeguato ma senza pensare a chissà quali stravaganze.
Soprattutto, è parso poi evidente quanto i giocatori fossero liberi mentalmente: Ramsey e Rabiot sicuri di sé e lontani parenti di quelli visti fino a due mesi fa, Kulusevski simile a un veterano, Danilo attento e via di questo passo. «È importante avere dialogo con tutti i giocatori ha spiegato l'ex numero 21 -. Sono stato calciatore e mi piaceva parlare con gli allenatori. Dentro e fuori dal campo, il rapporto è importante: continueremo su questa strada». La qual cosa rappresenta forse la vera cesura rispetto alla Juve dello scorso anno, mai davvero entusiasta dei metodi e degli approcci di Sarri. «Il mister è un tipo calmo così Danilo -. Capisce la mentalità di chi è in campo, perché ha smesso di giocare solo di recente. Sa come trasmettere il proprio messaggio e parla singolarmente ai giocatori per ottenere il meglio da ognuno».
Qualità che verranno buone anche per il nuovo centravanti.
Che sarà ormai quasi certamente Alvaro Morata, sbarcato ieri a Torino e oggi farà le visite, con tanti saluti alla Roma e a Dzeko, al Napoli e a Milik, al Barcellona e a Suarez: quest'ultimo si accaserebbe proprio dai colchoneros, mentre Morata già visto a Torino tra il 2014 e il 2016, 27 gol in 93 presenze arriverebbe in prestito biennale (dieci milioni) più diritto di riscatto a 45. Il nuovo partner di Ronaldo, con cui peraltro ha già condiviso l'esperienza al Real Madrid, sarà lui.
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