La serie A assente nella fase finale delle coppe. E tra un anno...

La serie A assente nella fase finale delle coppe. E tra un anno...

A forza di perdere i pezzi in Champions League e di partecipare all’Europa League con la puzza al naso, l’Italia ha mantenuto a fatica il quarto posto nel ranking Uefa (nella foto il presidente Platini) che decide la partecipazione alle competizioni europee, ma ad anni luce da Inghilterra, Spagna e Germania. Pesantissime le eliminazioni di Roma e Palermo nei preliminari di Europa League, clamorose le cadute di Inter e Napoli negli ottavi di Champions League, sfortunata la partecipazione dell’Udinese nelle due coppe. Per far capire come sono andate le cose nelle ultime due stagioni, basta ricordare che il gap con la Germania è passato da un leggero vantaggio (0,131), dovuto al successo dell’Inter sul Bayern nella finale di Madrid, a un distacco di oltre 14 punti. Un abisso. Ancora più distanti Inghilterra e Spagna che stanno dando vita a una specie di duello per aggiudicarsi la leadership stagionale.
In questa tornata siamo riusciti a tenere a distanza Francia e Portogallo e limitare i danni con l’Olanda, quarta forza dell’anno. Ma a fare paura è la classifica con cui avrà inizio la prossima stagione. Sotto esame i risultati dal 2008-’09 al 2012-’13, scartati quelli del 2007-’08 a noi favorevoli. Guai a sbagliare qualcosa se intendiamo difendere la dote risicatissima che vantiamo su Francia (2,5 punti) e Portogallo (3). Oddio. Se finissimo al quinto posto, non cambierebbe nulla rispetto alla situazione attuale: prime due squadre direttamente in Champions League, terza all’ultimo turno dei preliminari, quarta, quinta e vincitrice della Coppa Italia in Europa League. Ma se scendessimo più in basso, in sesta posizione, costringeremmo la terza classificata a disputare un turno preliminare in più per accedere alla fase finale di Champions League. Devastante sarebbe poi la caduta al settimo posto: alla massima competizione avrebbero accesso solo i campioni d’Italia mentre i secondi sarebbero costretti a due turni preliminari, per i terzi e quarti rimarrebbe la consolazione della coppa minore. Quanta differenza rispetto ai tempi in cui facevamo poker in Champions League.
L’Inter non riesce a superare le squadre più deboli del lotto (Shalke 04 prima, Marsiglia poi), il Milan, dopo la figuraccia con il Tottenham, va a sbattere il naso contro il Barcellona, il Napoli cade sul più bello. Ma non si può fare la guerra alle migliori con acquisti a costo zero, organici zeppi di ultratrentenni, stadi fatiscenti e marketing artigianale. Per fortuna ci sono ancora i diritti tv. In Europa League la questione è diversa, più culturale che tecnica. Per i club è un fastidio e il pubblico lo capisce. Ma perché le nostre squadre fanno così fatica a gestire campionato e coppa? All’estero è naturale ciò che da noi sembra un’impresa. Nel tritacarne è finita perfino l’Udinese.

Mettete insieme tutti questi ingredienti, aggiungeteci l’insipienza della Lega berettiana e capirete perché l’Italia si allontana sempre più dai grandi, rischia di essere sorpassata da Francia e Portogallo, non fa paura neanche all’Olanda. L’Italia del gambero. Rosso di vergogna.

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