Sicurezza in gara, la logica non ci sente: con la radiolina, Furrer poteva salvarsi

La morte della 18enne, a lungo non vista dai soccorsi

Sicurezza in gara, la logica non ci sente: con la radiolina, Furrer poteva salvarsi
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Comunque vada, non sarà una festa. Non può esserlo e non lo sarà, perché la morte della svizzera Muriel Furrer ha toccato profondamente il mondo del ciclismo. L'Uci ha deciso ridurre le cerimonie di premiazione, quindi semplice consegna di medaglie, ma niente inni e bandiere.

Poi c'è la grande comunità del ciclismo che si interroga sulla sicurezza nelle corse ad incominciare dal nostro ct, Daniele Bennati. «È chiaro che quello che è accaduto è terribile ci dice Bennati -. Perdere una ragazza a soli 18 anni è qualcosa di profondamente ingiusto. Sotto l'aspetto della sicurezza è chiaro che tutti noi dobbiamo fare qualcosa di più. Ogni stakeholder deve dare il proprio contributo. In merito però alle radioline (oggi vietate), trovo che questo sia un provvedimento anacronistico e antistorico, che va contro ad ogni logica. Si tengono in corsa i misuratori di potenza e si lavora affinché le radioline vengano tolte o limitate anche durante la stagione. Pensano che condizionino le corse, ma sono strumento soprattutto di sicurezza, non potete sapere quanto sono utili per segnalare pericoli sulla strada: occhi di gatto o dissuasori di velocità, rotonde o curve pericolose. Discese impegnative e strettoie maligne. Non conosciamo le dinamiche dell'incidente che è costato la vita alla povera Muriel, ma se avesse avuto almeno la radiolina, forse avrebbe potuto chiamare aiuto, visto che era finita in un bosco e hanno fatto fatica a rintracciarla».

In questo clima e in questo contesto, oggi si chiude la rassegna iridata con la prova riservata ai professionisti. Tutto lascia pensare che sarà una sfida a due: tra Tadej Pogacar e Remco Evenepoel. Si contenderanno la maglia iridata su uno dei tracciati più esigenti degli ultimi anni: 4400 metri di dislivello, tre salite nella parte in linea, il circuito di 27 km da ripetere sette volte con Zürichbergstrasse (700 metri all'8,4%) e Witikon (1,9 km al 6,2%). In questo contesto, ci siamo anche noi italiani, con Ulissi, Rota e Bagioli, oltre a cinque esordienti Cattaneo, Ciccone, Tiberi, Zambanini e Zana. «Partiamo dal concetto che questo mondiale ha due grandi favoriti aggiunge Bennati -. Noi, al pari di tutti gli altri, abbiamo ben poco da perdere. Quindi, proveremo a sfruttare ogni minima occasione.

Dovremo essere bravi a leggere la corsa e, magari, anche creare qualche occasione giusta. Le punte? Tiberi è chiaramente una delle nostre possibilità, ma sarà Diego Ulissi una pedina fondamentale: in corsa, sarà lui la nostra guida». Anche perché al mondiale le radioline sono bandite.

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